Per coprire la svastica è stato disegnato un cuore rosso ma lo sfregio, e il dolore per quel gesto vile, quelli restano. Ancora una volta ignoti hanno infangato la porta dell’abitazione di una deportata nei campi di sterminio nazisti, in questo caso quella in cui visse a San Daniele del Friuli , in provincia di Udine, Arianna Szorenyi, deportata nel giugno del 1944 ad Auschwitz con gran parte della sua famiglia. La croce uncinata è stata disegnata venerdì sera con un pennarello nero sopra il campanello e gli agenti della Digos hanno raccolto le testimonianze dei vicini nella speranza di rintracciare i responsabili del gesto. Un aiuto per le indagini potrebbe arrivare anche da alcune telecamere presenti nella strada. Trecento persone hanno intanto risposto ieri all’appello di alcune associazioni locali e hanno dato vita a un flash mob di protesta con lo slogan «Non avrete il mio silenzio».

L’iniziativa era stata organizzata in reazione a un altro gesto di antisemitismo avvenuto il 30 gennaio scorso, quando alcune lettere erano state recapitate ai consiglieri di minoranza con la scritta: «Dopo 75 anni l’ebreo è sempre ebreo».

Immediata e dura la reazione della comunità ebraica: «Un nuovo inquietante episodio riporta in queste ore l’attenzione dei media sul tema dell’odio, del razzismo e in particolare dell’antisemitismo», è stato il commento della presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni. «Quanto accaduto a San Daniele del Friuli suscita non solo sdegno ma anche profonda preoccupazione. Sono molteplici infatti gli episodi analoghi avvenuti in questi giorni e settimane in varie città d’Italia. Un campanello d’allarme che riguarda tutti e che non può essere ignorato».

Arianna Szorenyi nacque il 18 aprile del 1933 a Fiume. Suo padre Adolfo è un ebreo ungherese che nel 1938 perde il suo lavoro in banca a causa delle leggi razziali. Sua madre è una cattolica friulana, Vittoria Pick. L’intera famiglia, oltre a padre, madre e ad Arianna ci sono altri sette figli, nel 1943 si trasferisce a San Daniele del Friuli dove, in seguito alla denuncia di un impiegato del comune, il 16 giugno del 1944 vengono arrestati dai nazisti e deportati. Quando arriva ad Auschwitz Arianna ha solo 11 anni e nel campo di sterminio perse oltre ai genitori quattro sorelle e un fratello. Una tragedia raccontata molti anni dopo in un libro intitolato «Una bambina ad Auschwitz».

Quanto accaduto a San Daniele del Friuli è solo l’ultimo di una ormai troppo lunga serie di azioni nazifasciste. A Udine sempre ignoti hanno sputato contro la vetrina di una libreria dove erano esposti libri sulla Shoah. Sempre venerdì una svastica è stata disegnata sul murale del liceo Copernico di Bologna, mentre scritte antisemite e la solita svastica sono apparse sui muri di una scuola romana. E l’elenco potrebbe continuare.

«Disegnare una svastica sulla casa della famiglia Szorenyi è un gesto spregevole», ha commentato il sindaco di San Daniele Pietro Valent (Lega), mentre per il coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato quanto accaduto «non si tratta solo di ignoranza – tanta – ma di una manifestazione di odio sempre più ricorrente che non dobbiamo sottovalutare». Condanna è stata infine espressa anche dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.