Susanna Camusso chiude il Congresso della Cgil respingendo al mittente le accuse avanzate da Maurizio Landini. Ma ieri la conclusione non è stata per niente facile. Il voto per eleggere il Direttivo ha visto vincere la maggioranza con l’80,5%, ma hanno guadagnato più consensi del previsto (ed eletti) sia la seconda lista di Landini che la terza di Cremaschi. E questo ha scatenato nuovi scontri.Il segretario Fiom ha chiuso incassando il 16,7%, con 25 eletti (7 in più dei 18 attesi; Cremaschi ha preso il 2,8%, ottenendo 4 eletti (si pensava a massimo 3). Un colpo duro per Camusso, che registra 122 componenti al Direttivo (il parlamentino ne conta in tutto 151).

La maggioranza ha cercato di compensare ritagliandosi più posti nelle commissioni di garanzia, al che le due minoranze hanno protestato e minacciato di lasciare il Congresso. Ieri quindi per diverse ore l’assise è stata sospesa, nell’attesa di trovare una quadra, rinviando di qualche ora la rielezione della segretaria. In mattinata le conclusioni di Camusso erano già state molto polemiche contro Landini: «C’è stato qualcuno che ha parlato di Codice etico – ha detto dal palco – Vorrei dire che nell’etica di un’organizzazione c’è il sapere che questa ha presentato il suo Piano del Lavoro: allora forse dovrebbe essere quello il contenuto delle lettere ai presidenti del consiglio». La segretaria si riferisce al testo pubblicato qualche mese fa da Repubblica, che conteneva le richieste al premier della Fiom: uno scavalcamento di Landini rispetto alla confederazione, secondo la Cgil.«Un codice etico noi lo abbiamo già – ha proseguito Camusso – ed è il nostro statuto». «Non va bene il principio secondo cui se i risultati sono quelli che ci aspettiamo è tutto bello e trasparente, e se invece sono altri, allora ci sono delle truffe».
La segretaria ha risposto anche all’appello all’unità fatto dall’operaio di Piombino Mirko Lami: «Capisco l’affetto con cui ci è stato chiesto di chiuderci in una stanza e decidere, ma mi rifiuto di pensare che possano farlo solo due o tre dirigenti. Credo anzi che si sia troppo personalizzato il dibattito, a volte anche a causa dei media: allora piuttosto dico, riduciamo il ruolo dei segretari generali, pensiamo a formule più collegiali. In passato ad esempio c’erano i vice segretari e i segretari aggiunti».Sospettiamo che Landini non chiedesse una maggiore collegialità nella formula di nuovi ruoli burocratici aggiuntivi ai capi: anche perché il rischio è che tutto si riduca a una sterile prolificazione degli yes-men. Ma c’è una risposta di Camusso anche sulla possibilità di mutuare i metodi di selezione dal Pd: «Altro che primarie, qui ci vuole più partecipazione collettiva: nella Conferenza di organizzazione del 2015 sperimenteremo sistemi più partecipativi». «È vero, dovevamo discutere di più», ammette poi Camusso sul Testo unico.

Una richiesta di maggiore coinvolgimento non era venuta solo dalla Fiom, ma ad esempio anche dalla più grossa categoria di lavoratori attivi, la Filcams di Franco Martini. «Qualcuno dice che dobbiamo discutere, discutere, discutere. Bene, ma è dal 10 gennaio che lo facciamo. E il Direttivo, proprio per non chiudere il confronto, ha cambiato la sua posizione originaria, acconsentendo a svolgere una consultazione. Però, adesso che i referendum si sono svolti, dobbiamo pur mettere un punto». E qui scatta un applauso. «Non ci si può chiedere di contrapporre il voto di tutti i lavoratori a quello dei nostri iscritti». Quindi, insomma, «ora è il tempo di applicare quell’accordo, ed estenderlo a tutti: ovviamente ci saranno dei campi in cui si potrà migliorare nella contrattazione nazionale, dal tema delle Rsu a quello dell’esigibilità. Ora devono entrare in gioco le categorie, perché la confederazione ha già svolto il suo ruolo».
Camusso ne ha approfittato per parlare di nuovo anche del rapporto con Renzi, con il governo, e con Grillo. Alle richieste di maggiore trasparenza, spesso avanzate dai due leader politici, risponde che «noi i bilanci li pubblichiamo tutti: ma non possiamo pubblicare un bilancio consolidato, perché la legge ci impone di farne uno per ciascun nostro centro di costo, visto che ciascuno di essi ha un suo codice fiscale. Si controlli: paghiamo Ici, Imu, tutte le tasse. E i contributi pubblici riferiti ad esempio ai nostri patronati o ai caaf, non vanno all’organizzazione: sono entità distinte». Ancora, secondo Camusso le accuse di Renzi e Grillo ai sindacati, non vengono tanto dagli errori passati, come accusa Landini, ma dal fatto «che loro hanno un’idea di organizzazione liquida, che salta le mediazioni sociali e la rappresentanza; quindi non si ritrovano nel nostro modello».

Un altro attacco al premier, Camusso lo gioca poi sul nodo della concertazione: «Il Pd ha aderito al Pse – dice – Ma ricordo che il candidato alla presidenza Shultz parla di un’Europa che dovrà mettere al centro il dialogo sociale. Lo stesso mi pare faccia Tsipras. Mi sembra che in Italia ci si proponga un’idea diversa». «Noi sappiamo che il rapporto della politica con il sindacato non è più quello del passato e non lo sarà più: non dobbiamo chiedere un posto a tavola ma capire come farci sentire anche da chi non ci vuole ricevere». Sul rapporto con Cisl e Uil, infine, Camusso ribadisce la necessità dell’unità: «E’ vero che con loro ci sono ferite che bruciano, ma se ci mobilitassimo da soli sulle pensioni, non rischieremmo di essere sconfitti di nuovo?».