I berlinesi lo chiamano Superwahltag (Giorno del super voto): è lo storico election-day con cui oggi la capitale tedesca archivierà in un colpo solo l’era della cancelliera Angela Merkel, l’epoca del sindaco Michael Müller e – forse – anche il decennio di speculazione immobiliare che l’ha resa inabitabile. Tre schede da infilare nell’urna: la prima per rinnovare il Bundestag, la seconda per il Landtag mentre la terza riporta il quesito del referendum che propone di espropriare gli alloggi alle grandi società immobiliari.

ATTESI AI SEGGI 2,8 milioni di berlinesi: dovranno decidere se Olaf Scholz «può diventare cancelliere» come recita il suo spot ma ancora prima se sarà ancora rosso-rosso-verde il colore di Berlino: dalla coalizione politica con Spd, Verdi e Linke fino all’idea di città sostenibile incardinata su diritto alla casa, zero emissioni e inclusione degli immigrati.
E proprio come a livello nazionale anche a Berlino l’esito del voto è più incerto che mai, anche se sulla carta la partita resta un affare interno all’attuale maggioranza del Municipio Rosso. Con la Spd nei sondaggi al 24% , i Verdi al 18% e la Linke al 13% i giochi sarebbero virtualmente chiusi, anche perché la Cdu vale il 16%, Fdp il 7% e Afd “appena” il 10%.

EPPURE ANCHE A BERLINO la futura alleanza di governo nascerà solo con il patto scritto con cui i partiti vincitori definiranno tutti i dettagli-chiave fino a fine legislatura. Come Scholz – che nei confronti televisivi non ha risposto alle domande sul possibile esecutivo – così anche Franziska Giffey, candidata Spd in testa nel toto-sindaco, per niente disposta ad assicurare la riedizione automatica della coalizione attuale dato che considera la svolta ecologica dei Verdi troppo radicale e le misure sociali della Linke troppo costose.

L’EX MINISTRA DELLA GROKO. Ex sindaca del rione di Neukölln ed ex ministra federale della Famiglia fino alle dimissioni a maggio dopo l’accusa di plagio della tesi di dottorato, Giffey propone «una Berlino dove tutti siano al sicuro». Ha incardinato il programma sulle B: «Bauen, Bildung, Beste Wirtschaft» («costruzioni, formazione, migliore economia») e da ex consigliera per le Finanze del Comune è convinta che sia «cruciale una città forte con i mezzi per evitare, ad esempio, che altre piscine debbano chiudere». Ma il suo leitmotiv resta la sicurezza con «regole chiare per la pace sociale». Nella città dei centri sociali occupati è anche un messaggio alle realtà alternative disallineate all’idea di legalità senza se e senza ma.

L’UOMO DELLA DIVERSITÀ. Klaus Lederer, classe 1974, candidato sindaco della Linke: è il ministro della Cultura del Land dopo essere stato l’uomo di punta della Sinistra anche nel 2016. Durante la pandemia si è schierato in difesa dei club berlinesi la cui sopravvivenza è stata minata dal lockdown. Il suo punto fermo è la «diversità» non solo declinata alla propria vita privata (è sposato con Oskar Krüger) e la solidarietà: «Sono per una Berlino in cui tutti sono benvenuti, una città di libertà ed emancipazione dove chiunque deve poter vivere dove vuole e amare chi gli pare». Ma Lederer propone anche di «espandere le infrastrutture pubbliche e garantire che non aumenti il divario tra ricchi e poveri e un forte sistema sanitario universale».

LA VERDE SCONOSCIUTA. Cattolica, ex giornalista, dal 2013 è nel comitato esecutivo federale dei Grünen e dal 2016 deputata del Land. La nomina di Bettina Jarash a candidata-sindaco è stata una vera sorpresa mentre il programma coniuga ambientalismo e diritti sociali proprio come a livello nazionale. «Berlino deve eliminare il carbone e avere il trasporto ecologico. Le persone con basso reddito vivono nelle strade più inquinate e il 75% di loro non possiede l’auto. I parchi sono importanti anche per le persone che non hanno un giardino e l’ampliamento delle piste ciclabili motiverà sempre più persone a passare alla bici».

LE TRE COMPARSE. Hanno zero speranze di diventare governatori ma corrono per un posto da ministro in un’eventuale coalizione. Sono Kai Wagner della Cdu che sogna «un nuovo inizio per Berlino dopo l’era rosso-rosso-verde», Sebastian Czaja della Fdp «contrario agli espropri» e Kristin Brinker di Afd schierata per «una Berlino normale» nel senso fascio-populista del termine.