Gli appassionati dei personaggi Marvel e DC possono saltare questo paragrafo e risparmiarmi l’imbarazzo di spiegare cose che a loro devono sembrare più che evidenti. Ma, ai più, le genealogie delle casate dei supereroi appaiono altrettanto complesse di quelle delle famiglie nobili dell’ancien regime. Dunque ecco un riassunto breve. Il capostipite di Shazam è un tale Capitan Marvel, da non confondere con Capitan Thunder, disegnato nel lontano 1940. Il capitano, va detto, non era di lignaggio nobile ma invero una copia del più noto Superman. Ora, capita che le copie riescano meglio dell’originale. Al punto che gli autori di Superman, del National Comics Publications, che in seguito diventerà DC, chiesero alla giustizia di intervenire presso l’editore Fawcett Publication per difendere il proprio forzuto, messo in ombra dalla copia. Il Capitano cadde così nel dimenticatoio dei fumetti fino a che la stessa DC ridiede nuova vita all’eroe che aveva in primo luogo abbattuto, trovandogli un nuovo nome: Shazam.

E IL FILM? Sulla carta si tratta di un ibrido tra il genere dei supereroi e quello della commedia. Altrimenti detto: un prodotto non esattamente innovativo. È già da qualche tempo che Hollywood s’industria ad esplorare sottogeneri dei fumetti d’avventura. Il mix con la commedia aveva dato vita a un divertente Kick Ass. Ma anche qui viene voglia di aprire una parentesi genealogica. Nel cast di Kick Ass c’era una parte di quello del fortunatissimo SuperBad, commedia della «Banda Apatow» che aveva a suo tempo rilanciato il genere delle commedie adolescenziali, e che già nel titolo portava in potenza l’idea del supereroe. La stessa Banda Apatow aveva risposto con uno strano splatter apocalittico, Facciamola finita (che a molti era sembrato un buon consiglio). All’albero genealogico andrebbe infine aggiunto Deadpool, in cui è soprattutto il genere fumetto a primeggiare sulla commedia, mix non particolarmente riuscito.E Shazam ? Non male. Sarebbe inutile entrare nei dettagli dell’intrigo. Ma per far venire voglia, diciamo in primo luogo che la sceneggiatura è divertente e piuttosto equilibrata. I personaggi, compresi quelli minori, hanno un loro spessore. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla scrittura del nemico dell’eroe (suo gemello esistenziale e ovviamente opposto morale). Il cast riesce a incarnare bene questi eroi bislacchi, sempre al limite tra il serio e il faceto. Zachary Levi, che interpreta il forzuto con il fulmine sul petto è di per sé uno spasso: con la sua testa da Don Camillo avvitata su un corpo da bambolotto vinto al tiro a segno.

LA DIFFICOLTÀ non era tanto quella di fare dell’autoironia, quanto piuttosto di trovare il modo, nonostante tutto, di prendersi in parte sul serio. Ed è proprio su questo gioco di cabotaggio che Shazam funziona, sia come film d’azione che come commedia. Un film modesto ma strutturato sia nel contenuto che nella forma con coerenza, savoir faire e immaginazione hollywoodiani; Shazam riesce a centrare tutti i suoi obiettivi.