Il movimento antiproibizionista italiano festeggia. «Stiamo decidendo – rivela Mefisto, tra gli storici portavoce capitolini del movimento – se andare a stappare bottiglie sotto il carcere romano di Regina Coeli, perché dopo otto anni di applicazione, millenni di galera nella somma delle condanne, vite spezzate e morti in galera, è un nuovo inizio verso politiche pragmatiche che legalizzino i consumi di sostanze». I primi effetti della bocciatura della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, potrebbero del resto esserci proprio negli istituti penitenziari.

Soddisfatti anche gli operatori sociali. «Apprezziamo il parere tecnico-giuridico della Consulta che supera, anche se non del tutto, la logica punitiva-carceraria sull’uso delle sostanze, perché tutti quelli che lavorano in questo campo sanno che le droghe leggere e quelle pesanti sono due fenomeni completamente diversi. Siamo però preoccupati dall’assenza di servizi territoriali in grado di mettere in campo forti programmi inclusivi, data la modificata complessità delle dipendenze dove si intersecano fenomeni di povertà, immigrazione, consumo, alcolismo, dipendenza dal gioco», denuncia Salvatore Esposito, presidente della Federazione internazionale Città Sociale, che riunisce 25 realtà tra cooperative, comunità e associazioni campane che operano in questo ambito. Sulla stessa linea anche Riccardo De Facci, vicepresidente del Cnca: «Chiediamo al governo di aprire un confronto per elaborare una nuova legislazione e cambiare gli orientamenti del Dipartimento politiche antidroga, allineato a un approccio ormai superato».

Il numero uno dell’antidroga presso la presidenza del consiglio, Giovanni Serpelloni, nel sostenere che «le carceri non sono luogo di cura per tossicodipendenti» e che «il loro numero negli istituti di pena è rimasto pressoché invariato tra la legge precedente e la Fini-Giovanardi, le cui modalità di approvazione devo ammettere che sono state un po’ forzate», si dice «contrario alla legalizzazione della cannabis», rivelando che «nonostante la scelte in questa direzione di alcuni Stati Usa, il governo federale americano ci ha confermato che la loro posizione contraria in materia non è mai cambiata».

Cauto anche il presidente di Forum droghe, Giorgio Bignami: «La vecchia legge è comunque molto punitiva nei confronti di detentori, piccoli spacciatori e autori di piccoli reati. La grande battaglia sarà alla sessione speciale dell’Onu 2016 che dovrà rivedere le convenzioni sulla base di quanto avvenuto nel frattempo in America con le varie legalizzazioni, terapeutiche o ricreative». Gli addetti ai lavori si sono intanto dati appuntamento a Genova per una conferenza nazionale per una nuova politica sulle droghe (28 febbraio-1 marzo), dedicata a don Andrea Gallo: «Entrambe le leggi sulla droga prevedevano la convocazione ogni tre anni di quella governativa, questo è invece il quinto anno consecutivo senza: lo Stato italiano è inadempiente e allora la facciamo noi», assicura Fabio Scaltritti dalla Comunità San Benedetto.