Il rinvio del patto di stabilità e gli investimenti green sono il terreno sul quale misurare il nuovo corso del Movimento 5 Stelle nel governo Draghi. Ne parliamo con Giovanni Currò, vicepresidente della commissione finanze della camera. «La nostra proposta prevede una revisione profonda del Patto di stabilità – esordisce Currò – anche se alcuni lo vorrebbero di nuovo in vigore già dal 2023. Qualora rientri dobbiamo escludere le spese green, abbiamo obiettivi importanti: garantire entro il 2050 emissioni zero e concentrare gli investimenti pubblici in questo settore».

È un modo per dare corpo alla transizione ecologica?
Se raggiungiamo questo risultato diamo un segnale ambientalista non solo in termini di comportamenti individuali. Penso al precedente del Superbonus, che ha fatto nascere nuove società che si occupano di ristrutturazioni e che ha ridato fiato al comparto dell’edilizia. Il che comporta anche maggiori entrate fiscali.

E la riforma del Patto di stabilità?
Il pareggio di bilancio forzato non consente la crescita: dobbiamo archiviare l’austerity. E spingere affinché Draghi e Gentiloni portino sul tavolo europeo lo scorporo delle spese green dal calcolo del deficit. Chi si occupa di fisco negli organismi europei sta già elaborando questa proposta.

Draghi vi ha dato segnali in questo senso?
Il fatto che abbia detto nel discorso di insediamento che questo è un governo ambientalista è importante. Non dimentichiamo che il primo decreto ha riguardato l’istituzione del ministero della transizione ecologica. Ci aspettiamo che stia ai patti e che mantenga gli impegni di investimento. Nelle abitudini degli italiani l’ecologia inizia a essere preponderante, nelle scelte di consumo e nello stile di vita. Per l’Italia è un’anomalia, non si ha mai una prospettiva a lungo termine. Ma con l’obiettivo del 2050 siamo in grado di dare alle imprese rassicurazioni.

State cercando di coniugare il grillismo delle origini con la green economy?
Grillo non era anticapitalista neanche alle origini del M5S. È chiaro che produrre abitudini e consumi sostenibili fornisce un vantaggio economico, gli investimenti tecnologici in America sono esclusivamente nel solare, nell’eolico, nell’idrogeno verde. In questo senso non vedo un riscatto del capitalismo, vedo un orientamento che auspico arrivi anche in Italia per attirare investimenti.

In Europa starete coi socialisti?
Ci sono delle interlocuzioni, non so quali saranno le tempistiche. È chiaro che è importante far parte di un gruppo per questioni organizzative e programmatiche.

Conte può coesistere con un direttorio?
Bisogna dar seguito a quello che è stato l’esito degli Stati generali ma è impostante anche dar spazio a Conte. Non credo che ci saranno scelte diverse dall’indirizzo degli iscritti, anche perché loro stessi hanno scelto un organo collegiale ma sanno anche quanto è importante avere una punta di diamante come l’ex presidente del consiglio.

Troverete il modo di reintegrare gli espulsi?
La decisione spetta esclusivamente ai probiviri, che stanno tenendo conto delle diverse sensibilità sul tema. Anche qui, però, l’indirizzo degli iscritti è stato chiaro: hanno votato a maggioranza per votare il governo Draghi e in un gruppo la regola base è essere compatti, le spaccature non giovano. D’altro canto, è vero che il 40% ha votato contro, di questo bisogna prendere atto. Auspico che comunque continui il dialogo con chi ha votato in dissenso.