Le nuove regole sul Green Pass arriveranno oggi, con 24 ore di anticipo sul previsto, varate dal consiglio dei ministri previ consulti col Cts, con la cabina di regia, cioè con i leader dei partiti di maggioranza, e con i governatori. Ieri sera però alcuni particolari decisivi erano ancora in forse. Prima di tutto le zone in cui ai non vaccinati sarà permesso solo di lavorare, con il tampone, e nient’altro: tutto il resto sarà off limits. «Sulla misura tutti i governatori, con pochissime eccezioni, hanno avuto una posizione molto netta e condivisa», afferma la ministra Gelmini. Le «eccezioni» sono i due governatori targati Fdi, Acquaroli nelle Marche e Marsilio in Abruzzo. Tutti gli altri concordano nel nuovo modello di Green Pass ma non sul dove farlo scattare.

Il fronte più rigido, guidato dai ministri Speranza e Brunetta, composto dalle delegazioni Pd e Fi, insiste per vietare quasi tutto ai non vaccinati o guariti dal Covid ovunque, anche nelle zone bianche. La Lega, ma in parte anche i 5S e molti governatori mirano invece a far scattare il Super Green Pass solo a partire dalle zone gialle e il presidente veneto Zaia sembra pensare a un Green Pass rafforzato solo in quelle arancioni: «Di certo la zona bianca avrà le regole della zona bianca, la gialla introduce alcuni obblighi come la mascherina, di lì in su si tratterà di capire quali saranno le decisioni del governo».

VA CHIARITO CHE non si tratta di una sfumatura, il classico dibattuto sui diversi livelli di rigore di una misura che comunque va nella stessa direzione. Se limitato alla zona arancione, ma in parte anche se introdotto già nella gialla, il nuovo Green Pass sarebbe sostanzialmente un ammorbidimento e non un irrigidimento, dal momento che per i vaccinati, cioè per l’87% della popolazione vaccinabile, le restrizioni della zona arancione non varrebbero più mentre in quelle bianche le cose resterebbero identiche. Al contrario, la stretta anche nelle zone bianche sarebbe un drastico giro di vite. In ogni caso la nuova norma produrrà dubbi e tensioni sia sul piano della costituzionalità che su quello della privacy.

NON È IL SOLO NODO che la cabina di regia dovrà sciogliere. La data dell’entrata in vigore del Pass rafforzato è incerta. C’è chi vorrebbe fare subito, partendo già dal 29 novembre o dal primo dicembre, data indicata come la più probabile, ma non è affatto escluso che si scelga invece il 7 dicembre. Poi c’è il nodo della scadenza. Sin qui si era sempre ipotizzato di portarla da 12 a 9 mesi, ma nel frattempo è arrivata la decisione di fissare la terza dose del vaccino dopo 5 mesi dalla seconda e si è affacciata così anche la possibilità di accorciare ulteriormente i tempi di scadenza del Green Pass. Anche in questo caso ieri sera non c’era ancora alcuna certezza: il termine di 6 mesi non è del tutto escluso ma sembra troppo limitato, l’asticella potrebbe fermarsi a 7 o 8 mesi di validità.

L’ULTIMA VOCE in sospeso è l’obbligo vaccinale. Nessuno contempla davvero, per ora, la possibilità di muoversi in quella direzione. In compenso è certa l’introduzione dell’obbligatorietà per personale sanitario e Rsa. Ieri però ha preso quota l’ipotesi di allargare l’obbligo anche alle forze dell’ordine mentre non dovrebbe riguardare comunque, per il momento, il personale scolastico. Anche se non se ne è mai parlato apertamente, non è detto che oggi non spunti anche una vecchia conoscenza, la mascherina all’aperto. Da venerdì sarà d’obbligo a Padova, entro le mura, a Firenze il sindaco Dario Nardella medita di emettere identica ordinanza: è possibile che se ne discuta anche a livello nazionale.

LA LEGA NON SI METTERÀ di mezzo, anche se proverà a insistere per escludere le zone bianche dal Super Green Pass. Giorgetti loda la strategia adottata dall’Italia. Salvini, dopo una videoconferenza con i presidenti di Regione leghista, fa sapere di essere «insieme al governo con buon senso per evitare chiusure eccessive, complicazioni per gli italiani e messaggi allarmistici». Il leghista ribadisce il suo «secco no al Green Pass per gli under 12», ma è un ruggito a vuoto dal momento che a quella norma, oggi, non pensa nessuno.

IL DECRETO CHE SARÀ quasi certamente varato oggi è tutto interno ai confini nazionali: si occupa cioè del problema minore dal momento che il massimo fattore di rischio viene oggi dall’estero. Ma è competenza di Bruxelles che oggi stesso dovrebbe scegliere una formula unica per il Green Pass in tutta l’Unione. Al ministero della Salute sono certi che sarà omogeneo all’indirizzo dell’Italia.