Un’annata calcistica talmente disastrosa da tramutarsi in un documentario, un «behind-the-scenes», che andrà in onda su Netflix. In pratica, una serie tv non su un trionfo ma su tutti gli errori commessi in due anni da dimenticare in casa Sunderland, partendo da una domanda: «Cosa si nasconde dietro a un fallimento?». Nell’ultimo match di campionato contro il Burton Albion (valso, appunto, l’aritmetica perdita della categoria), erano presenti a bordo campo le telecamere del canale tv che fa leva sull’online. Per girare, evidentemente, un «finale di stagione» da incubo, allo «Stadium of Light»: il prestigioso Sunderland ha appena realizzato la più classica delle imprese al contrario, il doppio salto all’indietro dalla Premier League alla League One, la terza serie. Una categoria che non appartiene certamente ai Black Cats (è solo la seconda volta che accade in 139 anni di storia), abituati ai palcoscenici più importanti del calcio d’Oltremanica.
Una stagione, quella appena conclusa, preparata per fare immediato ritorno nel massimo campionato inglese e, invece, coincisa con un clamoroso ultimo posto, che ha lasciato tutti increduli. «Figuriamoci se succede», si è detto per tutto l’anno. E, invece, è successo per davvero. In Italia, tanto per fare un esempio, è come se ritrovassimo la Sampdoria in Serie C nel giro di due anni. «Com’è stato possibile?», è la domanda che ricorre maggiormente: questa volta, le risposte le fornirà il documentario Netflix, che prenderà il posto di lavagne tattiche e tribune sportive. Segno dei tempi che cambiano anche nel modo di raccontare calcio.
Un «behind-the-scene» autorizzato, durante tutto l’anno dalla dirigenza dei Black Cats, che ha dato l’ok, durante le settimane più «calde», al lavoro delle telecamere della moderna piattaforma tv online. Un assenso dato dal presidente, il businnessman statunitense Ellis Short che, durante l’anno, ha approntato quattro cambi in panchina: si è partiti con mister Simon Grayson (ex Leeds) poi è toccato a Robbie Stockdale, a cui, il 19 novembre scorso, è subentrato l’ex commissario tecnico del Galles Chris Coleman, che ha nuovamente lasciato il posto, a fine stagione, a Stockdale. Alla fine, è cambiato anche lo stesso presidente: a fine aprile, Short – che a causa della sua pessima gestione, aveva accumulato un debito di 137 milioni di sterline – è stato sostituito dal nuovo «chairman» Stewart Donald, altro uomo d’affari ma inglese, tanto per ritornare alle origini.
I numeri della stagione di Championship appena andata in archivio sono impietosi: l’ultimo posto è arrivato dopo 7 vittorie, 16 vittorie e ben 23 sconfitte, condite da 80 gol subiti dai portieri biancorossi alternatisi nel tentativo di porre rimedio a falle che, evidentemente, persistevano altrove rispetto ai guantoni di Robbin Ruiter e Jason Steele. Si sono inoltre registrati pasticci di ogni genere, come quello riguardante l’esperto centrocampista irlandese Darren Gibson, ex Manchester United, fermato completamente ubriaco al volante della sua auto, un paio di mesi fa. Numeri ed esperienze da dimenticare? Normalmente sì, ma il documentario Netflix fisserà tutto nella memoria dei tifosi con il più robusto dei collanti.
Insomma, il Tyne–Wear derby col Newcastle (tra i più sentiti del mondo) sembra lontano anni luce, coppe permettendo, ma vento e pioggia nel nord inglese non hanno mai spaventato. Nemmeno il freddo inverno, durante cui il sole tramonta alle tre del pomeriggio. La luce, tuttavia, è una speranza scandita dallo «Stadium of Light». E chissà se, ad un eventuale – immediato – ritorno in seconda serie, Netflix penserà a una… «seconda stagione».