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Sun Ra, visioni cosmiche

Sun Ra, visioni cosmicheLa copertina del libro «Sun Ra: Art on Saturn: The Album Cover Art of Sun Ra's Saturn Label» (Phantagraphics Books)

Pagine/In un libro tutte le copertine, disegnate a mano, dell’innovativo musicista afroamericano Il volume riporta l’attenzione sull’artista, «un cittadino di Saturno», scomparso nel maggio di 40 anni fa. È considerato il padre dell’afrofuturismo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 marzo 2023

Ross Rand è un giovane medico di successo con la passione del jazz. Una sera va in un locale armato del suo registratore e si imbatte in un misterioso gruppo che suona nascosto da una tenda. La musica è incredibile: un insieme di suoni inauditi. Scoprirà provenire da una jazz band di alieni criminali ricercati dalla Polizia Spaziale. Questo l’inizio del fumetto The Out-of-the-World Club pubblicato nel primo numero della rivista Tales of the Unexpected nel 1956. Un fumetto, si dirà. Però c’era in quel periodo un jazzista che componeva brani con titoli come Interstellar Low Ways, Monorails and Satellites, Secrets of the Sun, Sun Ra Visits Planet Earth, We Travel the Spaceways. Li pubblicava in edizioni autoprodotte con le copertine decorate da paesaggi e visioni di altri mondi. Quel musicista era Sun Ra.
Oggi finalmente quelle copertine sono disponibili in un lussuoso libro stampato nel formato di un lp: Sun Ra: Art on Saturn: The Album Cover Art of Sun Ra’s Saturn Label (Phantagraphics Books). Il volume è curato da Irwin Chusid e Chris Reisman e si avvale dei contributi di John Corbett, noto studioso del musicista, e Glenn Jones, distributore dei dischi Saturn attraverso la Rounder. Sun Ra fonda insieme ad Alton Abraham nel 1954 a Chicago la Saturn Records (operante anche con i nomi di El Saturn e Saturn Research). I due si erano conosciuti agli inizi degli anni Cinquanta e la loro amicizia si era saldata grazie ai comuni interessi per la scienza, il misticismo, lo studio della Bibbia. Tra il 1957 e il 1988 la Saturn pubblica una settantina di dischi. Fino agli anni Settanta le copertine sono prodotte a stampa e si avvalgono dei disegni di artisti come Claude Dangerfield e LeRoy Butler ma anche dello stesso Sun Ra come nel caso di Art Forms for Dimensions Tomorrow. I disegni ritraggono spesso strumenti musicali, in particolare tamburi, in ossequio alla moda exotica del periodo, e tastiere. L’immaginario ricorda il surrealismo di Salvador Dalì con i suoi oggetti liquefatti e paesaggi metafisici. Abbondano i richiami ai geroglifici egizi e progressivamente le forme si fanno indistinguibili prefigurando l’estetica psichedelica. Oltre ai disegni vengono usate fotografie lavorate con la tecnica del collage oppure deformate attraverso l’uso della stampante Xerox, tecnica che i lettori di fumetto italiani conoscono per il lavoro di Stefano Tamburini su Snake Agent. Sul retro delle copertine Sun Ra pubblica le sue poesie, parte integrante della sua estetica.

PENNE E PENNARELLI
A partire dagli anni Settanta i costi di stampa e grafica sono insostenibili per le finanze, sempre tragicamente in rosso, dell’Arkestra e Sun Ra decide di mettere i vinili in buste bianche che poi vengono decorate a mano da lui e dagli altri membri. I musicisti/artisti usano penne, pennarelli, ritagli di giornale, foto. Una sperimentazione quotidiana gioiosa e infantile. Anche le label sono disegnate a mano. Quasi mai contengono i nomi dei brani e dei musicisti, a volte nemmeno il titolo dei dischi. Glenn Jones, il distributore dei suoi dischi è costretto a telefonare ogni volta e farsi dettare al telefono i dati, che poi fotocopia su fogli colorati e infila nei dischi. Sun Ra polverizza così in un tripudio di copertine colorate la sua discografia che a quel punto diventa impossibile da stabilire con certezza con una pratica che è insieme ideologica e pragmatica. Sun Ra nasce a Birmingham, Alabama, il 22 maggio 1914 con il nome terrestre di Herman Poole Blount. Una città razzista e segregata dove il giovane «Sonny», come viene chiamato, cresce conoscendo subito la discriminazione. A quella razziale subentrano presto altre discriminazioni come quando nel 1942 si dichiara obiettore di coscienza e paga la sua scelta con il carcere.
Si trasferisce a Chicago e lì matura il suo complesso e affascinante pensiero filosofico derivato dalla lettura di testi religiosi, esoterici, filosofici e scientifici e ispirato alle mitologie dell’antico Egitto. Compie il suo apprendistato con le big band nere (collaborando anche con quella di Fletcher Henderson), come accompagnatore di cantanti e anche di spogliarelliste (suonando dietro a un tramezzo perché i musicisti neri non vedessero donne bianche nude). Nel 1952 dichiara di essere cittadino di Saturno e muta il suo nome in Le Sony’r Ra, in seguito solo Sun Ra. La sua musica spazia da un avanzato hard bop alle più diverse espressioni della popular music. Fonda un proprio trio che si allarga sino a diventare un organico ampio che assumerà diversi nomi ma che si può riassumere in quello, significativo, di Arkestra.

ARRIVO A NEW YORK
Nel 1961 da Montreal dove si è recato per una sfortunata tournée Sun Ra approda a New York. Nella città costiera per l’Arkestra la vita è sempre durissima anche se la musica del gruppo è sublime. Sun Ra introduce strumenti elettrici come Farfisa, sintetizzatori, Moog. Tutti i musicisti sono anche percussionisti e cantanti e ai concerti si presentano con bizzarri copricapi e costumi luccicanti; messaggeri cosmici di pace universale. Gli spettacoli contengono proiezioni, danze e cori. Alcune incisioni per la ESP gli danno visibilità e con questa i primi tour europei e un contratto, che durerà poco, con la Impulse. Da New York si trasferiscono a Filadelfia nella dimora paterna del sassofonista Marshall Allen. Nella sua musica confluiscono tutta una serie di elementi centrali nel dibattito culturale dentro e attorno al jazz. Si tratta non solo di questioni squisitamente musicali ma temi che investono l’essenza stessa dell’esperienza dell’afroamericano in relazione alla nuova consapevolezza maturata negli anni Sessanta.
Ogni volta che Sun Ra viene interrogato a proposito della sua musica si lancia in mirabolanti spiegazioni mistiche a proposito della sua natura extraterrestre, dei viaggi cosmici, di dimensioni parallele e di salvezza del mondo. Le reazioni variano dallo sgomento allo scherno. Lo stesso dicasi per i suoi abbigliamenti che sembrano usciti da un b-movie di fantascienza (e un film lo ha effettivamente girato, il fanta-blaxploitation Space Is the Place del 1974). Il pensiero del musicista invece è ben radicato nella mitologia afroamericana laddove il mito del volo funge da substrato alla elaborazione simbolica del nero statunitense. La leggenda secondo la quale gli africani sapevano volare e un giorno avrebbero riacquistato quella dote magica viene, nella visione dell’artista, trasportato in una dimensione cosmica. Il luogo da cui fuggire (gli Stati Uniti) diventano il Pianeta Terra per tornare alla Terra Madre (l’Africa) che è Saturno. Il volo sulle ali, poi sul carro alato (lo Sweet Chariot degli spiritual), infine sugli aerei o come gli uccelli, tutte variazioni del tema-matrice, si tramuta nel volo spaziale. La scienza, intesa come conoscenza saggia delle dinamiche dell’esistenza, viene cercata nei saperi delle civiltà extraeuropee, egizia in primo luogo ma anche maya. Civiltà contrapposte a quella bianca e occidentale ritenuta decadente, violenta, disumana. Oggi il musicista è considerato unanimemente il padre nobile dell’afrofuturismo.

INCROCI MAGICI
L’Arkestra è un incrocio tra una big band, una comune e una setta religiosa. Sun Ra lavora con essa secondo precise regole: conoscenza perfetta dei propri musicisti, molti dei quali con lui per trent’anni, continua rielaborazione del materiale, apprendimento a memoria, co-composizione. Il polistrumentismo di molti di essi amplia il vocabolario della formazione e consente sviluppi inimmaginabili a una rigida big band classica. Si moltiplicano le percussioni a dismisura ancorando al ritmo una musica che dissolve le strutture armoniche.
Sun Ra è forse il più lucido persecutore di quell’eclettismo e di quel senso della storia che si imporrà negli anni Settanta e Ottanta. In lui coesistono swing e jump, musica classica, musica etnica, musica da film, avanguardia eurocolta, free jazz, vaudeville nero. Nello stesso brano o concerto può passare da furiosi collettivi free o assoli su più tastiere suonate contemporaneamente a delicate ballad o danzanti collettivi swing. Cavalca l’onda exotica e anticipa l’affermarsi della world music e della ambient. Sun Ra è un pioniere dell’uso delle tastiere elettriche, molte delle quali da lui inventate, come delle tecniche di post-produzione con i primi, rudimentali, strumenti. La sua attività di compositore e bandleader non deve mettere in ombra quella di tastierista per il rilievo assolutamente innovativo negli strumenti elettrici e di pianista con un solido senso del blues.
Possiamo collocare la sua figura tra quella di Duke Ellington (stessa propensione per la musica a programma, stessa centralità dell’orchestra) e la scuola AACM di Chicago. Un musicista ponte, un costruttore di utopie sonore ed esistenziali, una personalità magnetica ed intrigante.
Sun Ra ha lasciato il pianeta Terra il 30 maggio 1993.

FUORI I DISCHI
Fate in a Pleasant Mood/When Sun Comes Out (Evidence, 1961-1963)
Un cd che contiene due dischi: il primo testimonia l’ultima fase a Chicago (1960-1961) e il secondo l’arrivo a New York (1962-1963). Nelle incisioni chicagoane l’Arkestra è ancora un gruppo di medie dimensioni e la musica è ancora un jazz tra il bop avanzato e suggestioni etniche. Nelle tracce del secondo disco si sente la sterzata verso concezioni e forme più aperte e avventurose. Contiene la canzone We Travel the Spaceways, che sarà una delle cantilene più eseguite fino alla fine dall’Arkestra. Tra i musicisti i fedeli John Gilmore, Marshall Allen, Pat Patrick e il notevole contrabbassista Ronnie Boykins.

The Magic City (Evidence, 1965)
Il tributo alla sua città natale, Birmingham, detta The Magic City. La title-track è poco meno di mezz’ora di improvvisazioni collettive all’altezza della coeva Ascension di John Coltrane. Sun Ra suona le tastiere elettroniche (clavioline, celesta elettronica) con effetti inauditi nonché piano e marimba, a volte contemporaneamente. The Shadow World ha un’orchestrazione magnifica che sfrutta il registro grave (timpani, marimba, trombone basso) e muovi i fiati su riff e unisoni mentre contrabbasso e batteria tengono una pulsazione regolare molto veloce. I due brevi Abstract mantengono il medesimo colore timbrico e sviluppano le stesse idee con organici diversi. Incentrato sul contrabbasso archettato e sul flauto piccolo su fondali di timpani il primo mentre il secondo ha una maggiore dimensione orchestrale.

The Heliocentric World of Sun Ra Vol. 1 ( ESP,1965)
Il disco più conosciuto di Sun Ra e il più astratto e informale. Con un magistrale uso dello spazio e una raffinata ricerca timbrica. Praticamente non esistono temi, la musica galleggia sospesa, il dialogo e l’impasto tra gli strumenti è di grande suggestione. Gran parte del merito della riuscita del disco si deve alla qualità dei musicisti; straordinari sono Pat Patrick al baritono, Robert Cummings al clarinetto basso, Marshall Allen al flauto piccolo e John Gilmore al tenore.

Atlantis (ESP, 1967)
Registrato all’Olantuji Centre del percussionista Babatunde Olantuji, vero e proprio centro nevralgico della cultura afrocentrica della New York degli anni Sessanta. I primi quattro brani vedono il leader alle tastiere accompagnato dalle sole percussioni. Sun Ra disegna un idillio visionario delle civiltà precolombiane e africane. Una sorta di space-jungle style. Nell’ultimo, più esteso, il clima si accende ed entra in scena l’Arkestra con la quale il musicista propone una delle sue più impressionanti improvvisazioni alle tastiere (clavinet, clavioline, kalamazoo).

Space Is the Place (Impulse, 1972)
Il pezzo omonimo è una sorta di mantra spaziale, un formidabile intrico poliritmico e canoro (con la cantante June Tyson in evidenza). In Discipline l’orchestra ha un’incedere solenne di netta impronta africanista data da percussioni e flauti. Sea of Sounds è una parossistica improvvisazione collettiva con il leader all’organo Farfisa. Il finale Rocket Number Nine riprende e condensa in poco meno di tre minuti l’idea del brano iniziale in un piccolo, folle, capolavoro.

Lanquidity (Evidence, 1978)
Altro disco di culto che testimonia gli anni Settanta di Sun Ra. Il recupero della dimensione popolare legata soprattutto alla danza e di conseguenza al ritmo e l’esplorazione inesausta di soluzioni orchestrali e tecnologiche. Un campionario di groove irresistibili e l’avanguardistico uso di campionamenti. In organico anche chitarre elettriche. Molti lo considerano uno dei dischi precursori della trance music e della ambient.

Reflections in Blue (Black Saint, 1986)
La milanese Black Saint ha fatto registrare tre album in studio al musicista ormai avviato verso la tarda maturità. Questo rappresenta la sua personale rivisitazione della tradizione dello swing e della lezione degli amati Fletcher Henderson e Duke Ellington. Yesterdays, Say it Isn’t So e I Dream Too Much più alcuni original nel solco di un rapporto con il jazz sempre vitale.

Mayan Temples (Black Saint, 1990)
In questo altro lavoro in studio per la label di Giovanni Bonandrini predominano invece le composizioni di Sun Ra. Una gemma tardiva del genio dell’artista. Si ascoltano i trombettisti Michael Ray e Ahmed Abdullah. L’album è in perfetto equilibrio tra reminiscenze swing e sapori etnici che spaziano dagli esotismi ellingtoniani a latinismi. Tra gli standard invece Alone Together e Time After Time.

Live at Praxis ’84 (Leo, 1984)
Bisogna necessariamente ascoltare una qualche registrazione dal vivo per godere della gioiosa sarabanda dell’Arkestra. Tanto quanto i dischi in studio rispondono a una precisa architettura formale così i concerti di Sun Ra erano pensati e concepiti come eventi con una propria drammaturgia. Non possiamo vedere l’elemento visivo ma possiamo percepire i movimenti sulla scena. Tra i brani anche Mack the Knife e Over the Rainbow e tra i musicisti il percussionista egiziano Salah Ragab. Doppio cd che contiene l’intero concerto.

Le Sun Ra Arkestra-Live at Judson Hall featuring Pharoah Sanders & Black Harold (ESP, 1964)
Nel dicembre del 1964 la neonata Jazz Composers Guild, formatasi durante le celebri giornate denominate October Revolution, tenne quattro giorni di concerti alla Judson Hall di New York. A Capodanno si esibì l’Akestra. Per l’occasione a sostituire John Gilmore impegnato con Art Blakey fu chiamato un giovane Pharoah Sanders. Nella band anche il notevole flautista Black Harold. La registrazione live fotografa la musica di Sun Ra in tutta la sua abbagliante potenza e bellezza.

The Singles (Evidence, 1955-1982)
Delizioso e folle campionario dei singoli registrati tra il 1955 e il 1982 e pubblicati dalla Saturn. In questo doppio cd c’è di tutto: doo-wop, swing, jump, bop, exotica, recitativi, r’n’b, free jazz, canzoni, rock, blues. Non sempre è stato possibile identificare con esattezza tutti i musicisti e le date di registrazione ma sono imperdibili le performance vocali di Yochanan, lo Space Age Vocalist, in Message to Earthman su un poema di Sun Ra e la disco robotica Disco 2100 che occhieggia, a suo modo, I Feel Love di Donna Summer uscita appena un anno prima.

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