Dopo essere stati per decenni a menù fisso, classicamente su tre serate, poi i festival di jazz hanno avuto la tendenza ad espandersi, e oggi va molto la formula del festival del jazz à la carte. Nel caso di Jazzmi (2-12 novembre), bisogna scegliere per forza: un numero di appuntamenti che sfiora quasi i 150. Sulla base dei positivi riscontri del «numero zero» dello scorso anno, che dopo un lungo intervallo aveva riportato a Milano un festival del jazz, JAZZMI si è consolidato con una seconda edizione molto ricca e con parecchi nomi di rilievo.

Si poteva temere che la grande quantità delle proposte ingenerasse confusione e producesse dispersione del pubblico: a giudicare dagli appuntamenti che abbiamo seguito, con presenze in generale lusinghiere, sembra fare invece «massa critica» e creare una dimensione di evento, e gli eventi a Milano funzionano. Consistente la presenza di giovani o comunque non-anziani, dominante in molti concerti: segno della capacità del festival di rimescolare le carte, e di approfittare della inversione di tendenza in questi ultimi anni nella composizione della città, con molti giovani richiamati nell’area milanese dai nuovi ambiti di lavoro e dalle nuove forme dell’economia.

Paradossalmente una delle proposte più ghiotte per questo pubblico giovanile è stata la Sun Ra Arkestra, una esperienza nata nei ’50, poi portata avanti da una storica colonna della creatura di Sun Ra, il sax alto Marshall Allen, colonna così storica da avere nel maggio scorso compiuto 93 anni. Questo sopravvivere a sé stessa dell’Arkestra in una sorta di auto-revival, con una rifunzionalizzazione in nuovo fenomeno di culto rispetto a generazioni di fruitori più recenti, pone qualche stuzzicante problema interpretativo. Ma in ogni caso l’Arkestra al Santeria ha fatto sold out, e, sullo sfondo di un’immagine di Sun Ra in posa quasi benedicente, ha tenuto banco per quasi due ore di concerto che l’arzillissimo Marshall

Allen ha gestito come niente fosse: formazione a scartamento ridotto (tre sax, tromba, chitarra, tastiere, contrabbasso e batteria), e suono piuttosto «compattato», capriole sul palco e discese dei fiati in platea, brani di impronta swing, funky, afrocubana, e il sax alto di Allen. Pubblico in solluchero, e interessante sentire i commenti di qualcuno dei più giovani: dal vivo questa Arkestra può ancora costituire un’epifania, come l’Arkestra di Sun Ra tanto tempo fa.

Ad avere in testa un immaginario sul jazz come musica fatta da giovani sregolati molti dei quali morti prematuramente, ecco dai primi giorni di JAZZMI una sonora smentita: oltre a Marshall Allen, ha fatto la sua figura, un altro sax alto, una figura fondamentale come Lee Konitz, ancora non domo a novant’anni compiuti in ottobre; e accanto al figlio, il pianista Gaetano Liguori, si è esibito alla batteria, dando una lezione di stile con un drumming parco e concettoso, Lino Liguori, un pioniere del free jazz in Italia, novant’anni anche lui.