La visita a Praga dei vertici del Partito della Sinistra Europea (Pge), ha ricordato la difficile situazione in cui si trovano le forze politiche della sinistra d’alternativa nell’Europa centro-orientale. «La caduta del vecchio sistema sovietico e la successiva offensiva neoliberista avvenuta ha creato in questi Paesi delle democrazie balbuzienti, dove per le forze della sinistra c’è da fare un grande lavoro di ricostruzione», ha detto Pierre Laurent, presidente del Pge. Un tema di prim’ordine non soltanto nell’Est europeo è la situazione in Ucraina.

Come valuta il comportamento della diplomazia europea in questa crisi?

Ritengo la condotta della politica estera europea miope ed estremamente pericolosa. Essa ha soffiato sulla crisi politica dell’Ucraina senza offrire alcuna alternativa concreta di sviluppo e di cooperazione, banalizzando l’arrivo al potere di un governo, che ha al suo interno alcune frange ultranazionaliste e neofasciste. L’unica bussola della politica estera europea è stato lo scontro con il regime di Putin. Ma il risultato di questo approccio è stato soltanto il coinvolgimento dell’Europa nell’escalation delle violenze, che potrebbero sfociare in uno scontro militare aperto. Credo perciò, che bisogna uscire dalla logica dello scontro, in cui sono entrati la Russia e l’Unione Europea con gli Stati Uniti, promuovendo iniziative di cooperazione e di ricerca di una soluzione pacifica.

Quale ruolo ha giocato nell’aumento delle tensioni l’allargamento della Nato a Est?

La politica della Nato ha alimentato le tensioni e ha cercato la ridefinizione di una linea di scontro con la Russia, entrando così in una logica di confronto tra potenze pericolosa. È drammatico assistere al fatto che la politica della Ue sia del tutto allineata a quella della Nato. È necessario che emerga una zona europea, che assuma un ruolo indipendente e differente rispetto ad oggi non soltanto nell’Europa dell’Est ma anche nell’area del Mediterraneo.

In questo sforzo avrà un significato fondamentale la lotta contro il Trattato di libero mercato transatlantico. Come si muoverà il Pge su questo terreno?

Il primo compito sarà quello di informare i cittadini sui negoziati, che l’Ue sta conducendo in assoluta opacità. Si svilupperebbe una grande ostilità verso il nuovo trattato, se si riuscisse a informare delle implicazioni del trattato, che avrà ripercussioni notevoli su una grande quantità di attività economiche, sociali e culturali. Il secondo compito consisterà nel convincere i cittadini, che è possibile opporsi a questo trattato. Come sempre i dirigenti europei ci diranno che non ci sono altre strade, ma l’esperienza dell’America latina insegna che è possibile rigettare questo genere di accordi. Il Pge vorrà che i cittadini europei possano esprimersi sul trattato in una consultazione pubblica.

Cosa volete fare per combattere il dumping sociale e territoriale, che esiste all’interno dell’UE?

È necessario riprendere la strada dell’armonizzazione verso l’alto dei diritti sociali e dei salari minimi. L’Ue è stata una macchina di distruzione dei diritti sociali. Penso ad alcuni provvedimenti come la normativa sui lavoratori distaccati, che ha messo in una concorrenza i lavoratori dei diversi Paesi. Ritengo valide anche alcune proposte come il salario minimo europeo o una maggiore armonizzazione verso l’alto delle imposte sul reddito. Ed è positivo che negli ultimi anni queste rivendicazioni sono state fatte proprie da una parte importante e crescente del sindacalismo europeo.

I socialisti europei potrebbero essere degli alleati in questa lotta?

Fin’ora non lo sono stati. Anche alcune iniziative sul salario minimo, come quelle condotte dalla grande coalizione in Germania, sono ben lontane da quello che sarebbe necessario fare. Il principale obiettivo del Partito della Sinistra Europea è quindi quello di unire tutte le forze sociali, sindacali, ecologiste e di sinistra, che non si riconoscono nelle attuali politiche europee.