In un’intervista di una quindicina di anni fa, Daniel Sada dichiarava di avere in cantiere progetti letterari almeno per un altro quarto di secolo, anche se, aggiungeva profeticamente, «la mia agenda dipende più dalla mia salute, che dalla salute delle mie idee»: l’insufficienza renale di cui soffriva da tempo gli sarebbe stata infatti fatale. Nel 2011 il Messico perdeva uno dei suoi narratori più raffinati, più originali e – forse proprio perciò – al tempo stesso più segreti.

Sada è assai poco conosciuto al di fuori dei confini nazionali, malgrado la sua imponente traiettoria letteraria e nonostante l’ammirazione che gli tributava uno scrittore di culto come Roberto Bolaño: già quanto basterebbe per accogliere con curiosità Una di due (brillante traduzione di Carlo Alberto Montalto, Alter Ego, pp. 113, euro 14,00), che esce in occasione del decennale dalla morte dello scrittore messicano. La lettura di qualche pagina del libro rende evidente come la sua scrittura sia fuori dal comune: la prosa di Sada esibisce una lingua personalissima, frutto di un lavoro minuzioso sulla sintassi e sul ritmo, che sembra alla ricerca di una cadenza con la quale riprodurre le atmosfere e gli accenti della frontiera settentrionale del Messico di cui Sada era originario e dove è ambientato anche Una di due.

Una godibilissima nouvelle – non raggiunge le cento pagine – che si offre come ottima occasione per scoprire i tratti barocchi e quasi sperimentali (a volte un po’ ostici nei romanzi di lunghezza tradizionale) della scrittura di Sada, qui felicemente esaltati dalla brevità. Tratti che impreziosiscono il racconto di una storia minima, quasi un pretesto narrativo per la messinscena di alcuni singolari personaggi.

Come recita la quarta di copertina, Una di due è quasi una favola, centrata su un bizzarro triangolo tra le gemelle Constitución e Gloria Gamal, operose sartine rimaste orfane nell’infanzia, e il giovane Oscar, allevatore sempliciotto di buone intenzioni che si innamora di una delle due. Identiche l’una all’altra sin dalla nascita, le gemelle sono unite da un legame simbiotico che resiste a qualsiasi tentazione di separatezza. Decidono dunque di dividersi anche le gioie dell’amore e il fidanzato, ordendo a sua insaputa una perversa macchinazione.

Favola delle apparenze, nella quale nulla è come sembra, Una di due ruota intorno al tema della doppiezza, fisica ma soprattutto morale, nella quale sguazzano le due sorelle e tutto il remoto paese di Ocampo, che scruta e commenta, nella narrazione di Sada, sferzante di ironia. Nel ritrarre i vizi e le virtù di una comunità e di un’epoca (quella del Messico rurale degli anni Sessanta), Sada sembra indulgere nel colore locale; tuttavia, questo mondo dagli angusti orizzonti funziona da sfondo per mettere in scena caratteri universali e intuizioni luminose sulla natura umana, sulla solitudine e sulla morte, sapientemente esorcizzati in una delicata commedia degli inganni al ritmo di corrido: un tassello esemplare del vasto universo letterario di Sada.