Sulla carta l’unico problema riguarda la tempistica e dunque la possibilità di arrivare all’approvazione entro l’estate, come promesso. Per il resto la sconfitta sancita domenica dalle urne non sembra per ora aver fatto cambiare idea al Pd sullo ius soli temperato, una riforma che Matteo Renzi dice da tempo di voler portare a casa. «Non si cambiano le idee in base ai sondaggi», ha ribadito anche ieri il segretario. «Non si rimettono in discussione battaglie come quella sullo ius soli e chi pensa che il principio giusto dello ius soli sia collegato all’aumento dell’insicurezza o degli attentati non si rende conto che vive su Marte». Posizione confermata in seguito su Twitter anche da Matteo Orfini: «Nessun calcolo elettorale giustifica il rinvio dello ius soli – scrive il presidente del Pd – I diritti non si barattano con le convenienze».

Fin qui le dichiarazioni. Da oggi si capirà se alle parole faranno seguito anche i fatti oppure no. Questa mattina infatti al Senato – dove lo ius soli è in discussione – si decidono i tempi per l’approvazione del codice antimafia che a loro volta detteranno anche quelli sul successivo decreto vaccini. E solo una volta superati questi due provvedimenti si procederà finalmente con la riforma della cittadinanza, che comunque già adesso è destinata a slittare alla prossima settimana (dopo di che toccherà al biotestamento, altra legge che il Pd vorrebbe approvare entro la fine della legislatura).

Bisogna vedere però se la discussione all’interno del Pd sulle ragion della sconfitta subita domenica – fissata per il 10 luglio – porterà o meno a qualche ripensamento. Specie per quanto riguarda proprio lo ius soli, visto che dall’Emilia Romagna a Genova fino a Sesto San Giovanni la caduta delle storiche roccaforti della sinistra si devono anche a temi come sicurezza e immigrazione. Un binomio che con la riforma della cittadinanza non c’entra niente, dal momento che la legge riguarda ragazzi che, seppure figli di immigrati, sono di fatto già italiani in tutto e per tutto – ma sul quale la destra ha soffiato facilmente per alimentare con successo le paure dell’elettorato. Tanto che anche ieri Matteo Salvini è tornato sull’argomento: «Renzi e Orfini ribadiscono che, nonostante la disfatta elettorale, vogliono andare avanti a testa bassa sullo ius soli. Che abbiano preso un colpo di sole?», ha ironizzato il leader della Lega.

Al di là delle affermazioni di principio Renzi sembra comunque aver accusato il colpo. Tanto che, pur tenendo ferma la posizione sulla riforma della cittadinanza («non possiamo cadere così in basso da dire che a un bambino che è nato e ha studiato qui che non deve avere la cittadinanza o deve aspettare 18 anni»), sull’immigrazione comincia lentamente a riposizionare il partito: «I numeri di oggi non sono più sostenibili, dobbiamo prendere atto che la gente è esasperata», dice parlando in serata a Milano a proposito dei circa diecimila migranti arrivati negli ultimi due giorni.

Intanto Unicef, Save the Children Italia e Rete G2-Seconde generazioni hanno rivolto ieri un appello alle forze politiche perché approvino lo ius soli. «Occorre superare – hanno sostenuto le tre organizzazioni in un incontro con il ministro per i Rapporti con il parlamento Anna Finocchiaro – la condizione di svantaggio di migliaia di bambini e adolescenti nati e/o cresciuti in Italia ai quali, a causa di una legge ormai obsoleta, è sbarrata la via alla cittadinanza prima del compimento della maggiore età».