«Non possiamo continuare a trattare le migrazioni come un fatto emergenziale, di difesa delle frontiere. O come una questione di ordine pubblico. Ci vuole un cambio culturale, che rimetta il tema nella sua cornice: la gestione della mobilità di massa da regolare con le politiche dell’accoglienza, del lavoro, del welfare secondo i valori della Costituzione e delle Carte fondamentali dei diritti»: Cristina Ornano, presidente di Area democratica per la giustizia (l’associazione delle toghe progressiste), ha partecipato lo scorso week end a Lampedusa al convegno «La frontiera del diritto e il diritto della frontiera», organizzato dalla stessa Area e dall’Asgi.

Ornano, la Lega ha giustificato i due decreti Sicurezza con un grave allarme sociale.
Il modello neoliberista ha portato con sé un progetto di società che ammette diseguaglianze e disparità. Sull’insicurezza si è strumentalmente alimentato un lavoro culturale e simbolico che ha prodotto la cosiddetta «insicurezza percepita», un sentimento assai più pervasivo di quello generato dall’insicurezza reale. Le paure sociali sono anche il prodotto di processi culturali attraverso i quali si formano le «verità sociali». È un processo che si alimenta di portati simbolici fortemente evocativi come lo straniero, il diverso, il clandestino, il povero, capri espiatori da utilizzare anche a fini elettorali. Così abbiamo assistito alla sovrapposizione tra le politiche migratorie e le politiche securitarie, con una crescente convergenza tra giustizia penale e controllo dell’immigrazione. I dati reali, invece, ci dicono che i migranti non delinquono più degli altri né esiste un’emergenza legata ai numeri. Insomma non c’è l’urgenza per giustificare l’utilizzo dei decreti e, anzi, sono stati gli stessi decreti a generare insicurezza.

In che modo i decreti hanno aggravato le condizioni sociali del paese?
Si è di fatto abolita la protezione per motivi umanitari e si è smantellato il sistema Sprar che assicurava l’integrazione. Circa 140mila persone, tra cui moltissimi bambini con le famiglie e neo maggiorenni, sono fuoriusciti dalla protezione umanitaria o non possono più accedervi perché non rientrano nelle situazioni che consentono il rilascio del permesso di soggiorno. Persone diventate irregolari, prive di iscrizione anagrafica e senza alcuna forma anche minima di sicurezza sociale, esposti a sfruttamento e a circuiti criminali. Una tragedia sul piano umanitario, una bomba a orologeria sul piano della sicurezza. È necessario tornare al modello Sprar, ripristinare il permesso di soggiorno per motivi umanitari e consentire la registrazione anagrafica a tutti i richiedenti asilo. Oggi ci troviamo difronte a un assurdo: i migranti che si sono stabiliti dove i sindaci o i tribunali hanno prescritto l’iscrizione all’anagrafe possono vivere nella legalità; chi ha avuto la sfortuna di trovarsi in altri luoghi non può avere un regolare contratto di lavoro o di affitto o un conto in banca.

L’Italia ha appena rinnovato il memorandum di cooperazione con la Libia e pare che pure Malta abbiamo un suo accordo con Tripoli. Anche l’Ue fornisce sostegno. Appaltiamo all’esterno i respingimenti vietati ai paesi europei.
Questi accordi violano le norme internazionali a tutela dei diritti delle persone. Ai due decreti si è affiancata la politica dei porti chiusi: la salute e la sicurezza dei naufraghi sono divenute un bene negoziabile fino a essere messe a rischio in funzione di un certo risultato politico. Non solo la Libia, l’Europa affida ad Ankara il contenimento delle frontiere a est, nei campi in Grecia si stanno consumando tragedie. Si deve avviare una nuova strategia di pattugliamento per il salvataggio in mare; una rotazione dei porti sicuri a livello europeo; superare gli hot spot e pensare a una forza di interposizione nei centri-lager; verificare il rispetto dei diritti umani nei paesi con cui vengono sottoscritti accordi.

Si usano strumenti legali per aggirare le leggi?
È necessario indagare attraverso quali procedure giuridiche e quali dispositivi politici possa accadere che degli esseri umani vengano privati dei loro diritti per divenire «nuda vita», cui perciò può essere impunemente fatto di tutto. Oggi la criminalizzazione dei migranti oppure i rom, domani i poveri o un’altra categoria. Quando ammettiamo che si possa deflettere sul tema dei diritti apriamo una falla, lì il sistema si può rompere e questo non lo possiamo accettare. Quelle violazioni non ci sono estranee, anche i nostri diritti potranno essere violati. I decreti Sicurezza riflettono l’idea di una stretta in tema di controllo sociale che va oltre i migranti.

Decreti inefficaci sulla tratta di esseri umani.
Ci sono 650mila persone in questo momento trattenute in Libia nei centri gestiti dalle autorità libiche o dalla criminalità organizzata. Persone che non hanno commesso nessun illecito vengono segregate, tenute in schiavitù, seviziate e torturate. La sorte peggiore tocca alle donne, vendute ai trafficanti con cui contraggono un debito che le costringe poi alla prostituzione. Per gli uomini c’è l’accattonaggio o lo sfruttamento lavorativo. Fermare i canali legali per arrivare in Europa ha attivato questi canali, più impediamo un accesso regolato e sicuro più facciamo arricchire i trafficanti di esseri umani.