Bene, adesso riguardiamo un attimo le Vocali Viventi che avete disegnato. Perché le abbiamo chiamate Vocali Viventi?

«Perché abbiamo fatto i disegni delle vocali come dei personaggi di una storia». «Perché abbiamo fatto tutto… Abbiamo fatto il naso, le orecchie, gli occhi, tutto… Allora sembrano delle facce. Poi abbiamo fatto il corpo, lo abbiamo fatto attaccato alle facce». «Le abbiamo fatte per fare una cosa nuova e divertente e anche giusta, perché le lettere possono essere anche come persone. Soprattutto le vocali». «Perché le vocali sono le lettere più importanti di tutto l’alfabeto». «Noi le chiamiamo viventi perché vivono, per me». «Perché le abbiamo fatte come delle persone». «O degli animali». «Perché se le guardi, poi…. Insomma, possono essere delle persone».

Cosa avete aggiunto alle vocali? Come avete fatto a trasformarle in vocali viventi?

«Facendo gli occhi, la bocca, il naso». «Il più facile da fare era la O. Perché la O è già rotonda come una faccia. Poi ho fatto il collo e tutto il corpo sotto». «Anche la I è stata facile trasformarla in una vocale vivente perché sembra già una persona molto alta e molto magra». «Anche la U perché…. Per me è stato facile. Ha come due braccia che le alza in alto. Come se sta pregando. Oppure sta gridando Evviva!». «Per me sono state tutte facili da trasformare in vocali viventi perché nei fogli che ci avevi dato c’erano già una vocale stampata bella grossa e insomma, bastava farci sopra due puntini per gli occhi, una lineetta per il naso, un altro puntino per la bocca. Era facilissimo fare la faccia. E dopo rimaneva da fare solo le gambe e le braccia». «Per me la faccia è la più difficile e il resto è facile». «La A io l’ho fatta con due gambe. Come facciamo quando recitiamo la poesia delle vocali con i gesti. In fondo alle gambe ho fatto i piedi con le scarpe». «Per me la O è stata la più simpatica perché ha una faccia strana. Sembra tutta una faccia e fa anche un po’ ridere perché ha un buco in mezzo». «Io la E l’ho fatta con tre braccia come diceva la filastrocca delle vocali che abbiamo imparato a memoria e fatto coi gesti».

Bene. Benissimo. Adesso guardiamo un disegno alla volta e chi l’ha realizzato mi dice in che posto ha disegnato la sua vocale vivente.

«Io qui ho fatto la A che stava andando a fare un giro in un parco infatti ci sono gli alberi e le panchine». «Io… Io non ci ho pensato a dove andava la mia E. Io ho fatto solo lei, infatti. Attorno non ci ho fatto niente». «La mia A era sulle giostre. Cioè, non le giostre, ma sulle montagne russe, al luna park». «Io la mia E l’ho fatta mentre camminava in mezzo a un bosco». «La I che ho fatto stava facendo un salto». «La mia I stava correndo a casa da sua mamma che la aveva chiamata perché la I era in cortile a giocare con i suoi amici e le sue amiche e la mamma la aveva chiamata in casa perché stava iniziando a venire buio». «La mia A è allo stadio. Sta guardando la partita della Reggiana». «Nel mio foglio c’erano due lettere, due vocali. C’erano la O e la A. Allora io ho fatto che si prendevano per mano e facevano una passeggiata insieme». «Io la mia O l’ho fatta al circo perché lei si stupiva a vedere i pagliacci e i trapezisti e allora lei, la O, faceva sempre Ohhh! ohhh!». «A me piace tantissimo anche a me, quella che hai fatto tu». «Io non lo so bene cosa fa la U, non so dove era la mia U. Cioè, non ci ho pensato, mentre la stavo disegnando. Però… Però se ci penso adesso, se la guarda adesso, secondo me sta andando al cinema». «La mia U sta dicendo una preghiera». «La O che ho fatto io sta a tavola, vedete? Perché sta mangiando il pollo. Però il pollo non l’ho disegnato perché la O aveva già mangiato il pollo, allora non c’era più». «La mia I è in mezzo alla città. Perché stava andando a comperare dei vestiti alla boutique». «La E che ho disegnato stava andando a trovare un’altra E che era sua amica e andava a scuola nella classe insieme a lei».