Occorre uno sforzo oggi per comprendere fino a che punto fosse famoso ai suoi tempi Giacomo Meyerbeer (1791-1864) , compositore tedesco che trovò casa e successo a Parigi, considerato il più importante compositore d’opera in un arco temporale compreso tra gli anni trenta del XIX secolo fino alla piena maturità del musicista.

Il grande concerto proposto lunedì scorso da Antonio Pappano e dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, nella tradizione del ’concerto di gala’ a tema operistico più frequente oltr’alpe che non in Italia, è un altro tassello di un percorso di rivalutazione dell’operista berlinese. Un processo che vede l’apporto fondamentale di una associazione che, da un antico casino di delizie settecentesco nel cuore di Venezia sta offrendo nuovo impulso alla conoscenza della musica romantica francese, il Centro Palazzetto Bru Zane.

Per celebrare un grande compositore dell’Ottocento Romantico è imprescindibile la presenza una vera primadonna, e Diana Damrau, soprano di coloratura ormai da tempo nota anche per le sue interpretazioni belcantistiche (da Gilda a Lucia, che riprenderà alla Scala, a Traviata), si è mostrata nel complesso all’altezza del ruolo.

Superata l’ardua aria del Crociato in Egitto, primo grande successo di Meyerbeer, il soprano tedesco è parsa molto a proprio agio nelle calde perorazioni del Robert le Diable, l’opera che oggi forse ha maggiori probabilità di guidare un ritorno nel repertorio del nome di Meyerbeer. Le due grandi arie da Dinorah , e da Les Huguenots, di uguale impegno virtuosistico, ma di temperatura drammatica molto differente, scintillavano di una medesima patina coquette, brillante ma tratti leggermente artificiosa.

Al contrario l’aria del paggio Urbain da Les Huguenots, scelta dalla Damrau come bis, ha disegnato una perfetta sintesi di vocalità, tratto drammatico e gusto della scrittura di Meyerbeer.

Primadonna a parte, il programma esaltava la ricca scrittura orchestrale di Meyerbeer, giocando su assonanze e contrasti del contesto storico, passando dal maestro-modello, Rossini, con l’ouverture della Semiramide ( antecedente di riferimento del Crociato in Egitto), a Berlioz, fino all’acerrimo detrattore, Wagner (affettuosamente penalizzato dal confronto con la giovanile, rutilante ma goffa ouverture da Das Leibesverbot).

Orchestra e coro erano in ottima forma, e brillante la direzione di Pappano, che prima del concerto ha espresso solidarietà a nome di tutti ai musicisti dell’Opera di Roma . Come sempre sensibilissimo negli accompagnamenti delle arie, Pappano ha offerto due vigorose e smaglianti letture di Rossini e Berlioz, oltre che dei brani di Meyerbeer. Alla fine il pubblico, ben nutrito di drappelli di appassionati, era estante e soddisfatto. Un considerevole risultato, per il Palazzetto Bru Zane, che pochi giorni prima aveva visto la rappresentazione della Dinorah alla Philharmonie di Berlino.

Il Centro, che articola un programma ricco di collaborazioni in Europa, ogni anno licenzia un bel gruppo di proposte discografice rare, e si appresta a varare la nuova collaborazione con Villa Medici, altro centro di propulsione musicale della capitale, la cui visibilità purtroppo funziona a corrente alternata, per la rassegna Autunno in Musica, che dal 16 al 19 ottobre offre un’interessante scelta di programmi di musica da camera francese raffinatissima e poco conosciuta.