A distanza di anni dall’ultimo documentario girato nel Salento, Tradinnovazione: una musica glocal (2011), il regista Piero Cannizzaro ritorna, in un viaggio personale, a girare tra le chiese di Lecce, le strade di Nardò e il cielo di Maglie per arrivare al mare di Gallipoli; esplorando e rievocando il periodo più importante per le città salentine: il Barocco, momento in cui il Salento si afferma agli occhi del mondo e del tempo.
Come nasce il progetto di questo documentario e cosa ti ha riportato nel Salento?
Sono stato ospite con i miei lavori, in Francia, presso l’Istituto italiano di cultura di Parigi, al Cinema du Panthéon, Università Nanterre e a La Filmotheque du Quarter Latin. Questi incontri hanno permesso di far conoscere i miei lavori ed entrare in contatto con la redazione Arté della TV francese che mi ha proposto di realizzare un documentario per il programma Invitation au voyage. Il programma s’ispira alla famosa poesia di Charles Baudelaire L’Invitation au voyage pubblicata in Les Fleurs du mal; e si concentra sull’esplorazione di un luogo in cui è avvenuto un cambiamento culturale importante. Sono legato a Lecce e alla cultura Salentina grazie ai documentari che ho girato negli anni: La notte della Taranta e dintorni, Ritorno a Kurumuny, Ritratti del Salento. La scelta, quindi, d’intraprendere il mio viaggio, personale, nella terra salentina è stata fin da subito chiara, così come il tema del Barocco; periodo che ha portato Lecce e il Salento allo splendore tuttora visibile nell’architettura, nella scultura e nella musica.
Qual è stato l’itinerario del viaggio?
Sono partito da Lecce, dalla chiesa di San Matteo, esplorando il centro storico accompagnato dallo storico e architetto Mario Cazzato. Qui, facendo tappa tra la bellissima piazza Duomo e lo straordinario complesso dei Celestini, abbiamo incontrato, oltre ad alcuni dei palazzi nobiliari più belli come Palazzo Turrisi e Palazzo Adorno, Mario Di Donfrancesco che all’interno del suo laboratorio ha illustrato il lavoro paziente e le tecniche tradizionali sulle sculture in cartapesta. La meta finale è stata Gallipoli, ma prima di arrivare a destinazione ho fatto tappa a Nardò e a Maglie, tra le cave di pietra da cui proviene la pietra leccese. Come ha spiegato Renzo Buttazzo, artista contemporaneo che utilizza ancora le tecniche tradizionali, la pietra leccese per le sue caratteristiche di compattezza e malleabilità fu importante per la scultura nel Salento senza la quale, infatti, non si sarebbe affermato lo stile rotondo e pieno del Barocco. Il mio viaggio è penetrato anche nella musica barocca. A Gallipoli, città portuense da cui si esportava in tutta Europa l’olio lampante considerato il migliore per il suo colore chiaro, come ci racconta lo storico Elio Pandinelli nella chiesa Purità della confraternita degli scaricatori di porto che si affaccia sul mare, sono ancora attivi gli organi risalenti al 600. Qui ho incontrato la musicologa Luisa Cosi del Conservatorio di Lecce che, al suono di un organo e di un tamburello, ci ha introdotto nel mondo della musica barocca e del sincretismo tra musica sacra e popolare fortemente voluto, all’epoca, dalla chiesa cattolica.
Com’è stata l’esperienza di girare con un drone?
Magnifico! Per me è importante la prospettiva dall’alto. Ho potuto girare, per esempio, all’interno di una chiesa enorme. Il Drone è una grande possibilità, ma per me è un po’ strano. Sono legato all’avventura che rappresenta girare con l’elicottero, poter sorvolare insieme alla camera, l’incertezza del tempo dove speravi che non piovesse! Adesso, con il drone è più facile. Da un lato vedi le grandi possibilità che può dare; dall’altro, a livello personale, so di aver perso un’emozione grande e un po’ mi dispiace.
I tuoi lavori hanno avuto una forma più cinematografica che televisiva, com’è stato lavorare con una struttura pensata per la televisione, più contenuta nei tempi?
Rispondo alla tua domanda precisando che non sono d’accordo con le definizioni codificate che tendono a fissare le forme. I tempi alla fine sono relativi. Ci possono essere documentari di un’ora che non hanno la forza di arrivare al pubblico e risultano noiosi; altri di 15 minuti, come per esempio i vari capitoli di Ritratti del Salento, che arrivano immediatamente. Dipende sempre da come racconti le cose. I vincoli, le imposizioni sono una sfida, un momento bello per confrontarsi con se stessi. Ossigeno, prodotto da me, è stato un momento, invece, di libertà; potevo sentirmi veramente libero di lavorare come volevo. Le sfide sono una novità, una scuola, dove imparare a lavorare in maniera sempre diversa.
Riguarda ancora Lecce la proiezione speciale di un tuo film
Il 20 febbraio a Parigi alla Maison de l’Italie ci sarà la proiezione del film Ossigeno, la storia dell’ergastolano Agrippino Costa riscattato dalla poesia e dall’arte. A presentarlo ci sarà Erri De Luca che in Francia è conosciuto per essere pubblicato da Gallimard. Il film aveva già avuto un’anteprima al Cinema du Pantheon di Parigi a novembre del 2016.