Quattro commissioni di garanzia da assegnare e un accordo già fatto: due al Pd e due a Forza Italia. I capigruppo dem e berlusconiani hanno provato a giocare d’anticipo, stringendo un patto mercoledì sera. Per bruciare le altre opposizioni e soprattutto Fratelli d’Italia, in marcia di avvicinamento alla commissione più ambita, il Copasir che ha funzioni di controllo sui servizi segreti. Fratelli d’Italia ha fin qui giocato il ruolo di opposizione di sua maestà al governo giallo-verde – astenendosi sulla fiducia – e adesso denuncia l’accordo alle sue spalle. Minacciando di farsi appoggiare nelle votazioni dai senatori e dai deputati della maggioranza. Ai quali non dispiacerebbe certo scegliersi l’opposizione preferita. Gli accordi tra Pd e Forza Italia finirebbero in fumo.

Il patto al momento è questo: Copasir al Pd (candidato senza rivali Lorenzo Guerini), Vigilanza Rai a Forza Italia (candidato Maurizio Gasparri ma ha chance anche Paolo Romani), giunta per le elezioni della camera a Forza Italia e giunta per le elezioni del senato al Pd. Agli altri gruppi – Liberi e uguali, Autonomie, componenti dei gruppi misti – la possibilità di recuperare qualcosa con le vice presidenze.

Ma una volta venuto fuori il patto, ieri è partita la protesta di Giorgia Meloni che ha chiesto a Berlusconi di smentire il vertice di mercoledì tra i capigruppo Delrio e Marcucci (Pd) e le capigruppo Gelmini e Bernini (Forza Italia). «Se non lo farà siamo pronti a dare battaglia, Forza Italia preferisce fare accordi con la sinistra che con uno dei suoi storici alleati di centrodestra». Berlusconi non può smentire e il suo partito prova a recuperare la gaffe spiegando che se Fd’I chiarirà di essere fino in fondo una forza di opposizione, allora il vertice delle opposizioni sarà riconvocato. Nel frattempo il presidente della camera Fico, che conosce queste difficoltà, fa un nuovo appello perché s possa procedere a insediare tutte le commissioni permanenti entro la prossima settimana.

Fino a qui Fratelli d’Italia ha giocato benissimo le sue carte nella corsa alle poltrone, ottenendo un vice presidente dell’assemblea sia alla camera che al senato, uno in più del Pd che ha oltre il triplo dei parlamentari. Merito soprattutto del lavoro di sponda con la maggioranza che potrebbe continuare. La Lega, non è un mistero, preferirebbe di gran lunga che a controllare i servizi segreti fosse il deputato del partito di Meloni Cirielli invece del democratico Guerini. Ma è anche possibile che, dopo aver alzato i toni malgrado il ricco bottino già conquistato, Meloni possa accontentarsi della presidenza di una giunta per le elezioni, forse quella del senato destinata adesso al Pd.

La prima nomina da fare è quella al Copasir, ed è proprio lì che l’entrata in campo dei voti dei parlamentari di Lega e Movimento 5 Stelle può pesare di più: la legge istitutiva infatti prevede che il presidente, obbligatoriamente di opposizione (e gli uffici del senato hanno assegnato questa qualifica formale a Fd’I) sia eletto con la maggioranza assoluta dei voti dei 10 commissari, dei quali 5 sono di maggioranza. Le altre scelte arriveranno a cascata.
C’è solo la prassi a dire che la presidenza della Vigilanza Rai (40 membri) è assegnata all’opposizione, quest’anno tocca a un senatore. Stesso discorso per la giunta delle elezioni della camera (33 deputati), mentre è il regolamento a stabilire che la guida della giunta delle elezioni del senato (23 senatori) vada all’opposizione