Come molte storie che si affidano a elementi fondamentali della nostra esistenza, anche La collina dei conigli, nuova miniserie animata in quattro puntate, targata Netflix (in co-produzione con BBC) e tratta dal libro omonimo di Richard Adams, consegna allo spettatore numerosi elementi per riflettere sul contemporaneo. Watership Down, questo il titolo originale del racconto, fu scritto nel 1972. Il mondo all’epoca viveva sotto la minaccia di una guerra nucleare e, comunque, povertà, conflitti e spietate dittature non lasciavano molto spazio alla speranza di poter condurre un’esistenza migliore.

A QUASI mezzo secolo di distanza, le cose non sembrano andare tanto diversamente. Il libro di Adams e l’attuale trasposizione audiovisiva (esistono anche una versione cinematografica diretta da Martin Rosen del 1978 e una televisiva realizzata nel 1999-2001) cercano di insinuarsi in uno stretto cunicolo per rintracciare il filo della speranza, un po’ come i conigli del racconto, con la loro abilità a scavarsi delle tane per ripararsi dai numerosi pericoli esterni e per condurre una vita libera. Proprio su questa diade, trovare riparo (fuggire e nascondersi) – essere liberi (costruire mondi e mostrarsi), si gioca buona parte della storia che narra le vicende di uno sparuto gruppo di conigli guidato da Moscardo, il capo ragionevole, Parruccone, l’indomabile guerriero, e Quintilio, il visionario.

QUEST’ULTIMO, attraverso i suoi sogni è in grado di prevedere gli orrori che incombono sui suoi cari. Una di queste premonizioni consente a Moscardo di radunare i pochi che hanno creduto a Quintilio e di fuggire dalle potenti macchine di sterminio umane e dalla devastazione della conigliera, luogo dove fino a quel punto i teneri leporidi vivevano spensieratamente. Inizia così un viaggio che ha nella collina del titolo l’agognato punto d’arrivo, la terra promessa. Diversi nemici sono sulla loro strada, gli uomini, alcuni strani mezzi dotati di ruote e potenti luci, gatti, cani, volpi e, naturalmente, altre comunità di conigli, simili nel loro organizzarsi ai regimi totalitari.

La collina dei conigli è una storia semplice, si è detto all’inizio, che nell’antropomorfizzazione dei personaggi cerca di raccontare un diverso modo di condurre la lotta per la sopravvivenza. Nella ragionevolezza di Moscardo (Hazel nella versione originale) è compresa l’idea di un mondo diverso, fatto di scelte condivise, esattamente all’opposto del leader che per essere carismatico, confonde l’autorevolezza con l’autoritario. Moscardo incarna il potere inteso come possibilità e non come potenza. Nella combattività di Parruccone (Bigwig), la forza è sempre al servizio di un’idea, di un bene comune. Non cerca un pensiero per rivelare la propria violenza, viceversa prova con energia a difendere o a portare avanti un ideale. E infine Quintilio (Fiver), nelle sue visioni e nell’assecondarle o no, si cela il senso misterioso della vita in comune, come si fa a seguire ciò che ancora non si è manifestato?