Rubriche

Sulla casa delle api

bambini

I bambini ci parlano La rubrica settimanale a cura di Giuseppe Caliceti

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 14 luglio 2022

Chi mi racconta della nostra gita alla casa delle api?

«Io!» «Io!» «Noi abbiamo fatto la gita con il pulmino alla fattoria». «La fattoria didattica, dove insegnano le cose ai bambini». «Ci hanno regalato il berretto giallo con la visiera». «A me è sembrato grandissimo il pullman che ci h portato. Infatti era grandissimo. Se non era grande così non ci stavamo due classi». «Io avevo paura di cadere quando ci siamo saliti sopra!» «Il viaggio è stato corto perché poi la casa delle api è vicino alla nostra scuola». «Non proprio vicino, un po’ vicini». «Siamo scesi dal pullman ed eravamo in campagna e siamo andati sotto gli alberi, all’ombra. Poi c’era due maestre che poi non erano maestre, ma era le due maestre delle api». «Sì, è vero. Prima abbiamo fatto il gioco… Anzi, no. Prima abbiamo detto tutti i nostri nomi uno alla volta. Poi loro ci hanno fatto delle domande. Noi rispondevamo perché avevamo studiato tutto l’anno le api, le avevamo studiato tantissimo. Infatti ci hanno fatto anche i complimenti». «Sì, le domande sul nettare, sull’ape regina, sulle api guardiane, sull’alveare, sul nettare, sul polline….». « Sul nettare e sul polline io mi ero sbagliato». «Se uno sbagliava, loro, le ragazze delle api, ci aiutavano a rispondere….» «Poi…. Abbiamo fatto il gioco con i vestiti delle api. Non erano proprio vestiti. Erano come dei teli con un buco che ti mettevi in testa e dopo avevi il vestito davanti e dietro, ma non era proprio un vestito». «Però era anche con le righe gialle come le api». «Ah, prima loro ci avevano spiegato anche la differenza tra un’ape e una vespa, perché si somigliano. Solo che una è più arancione e una più gialla». «Abbiamo giocato a fare le api». «Poi su un telo c’erano disegnati i quadrati dell’alveare». «La maestra C. ha fatto la regina e poi c’erano le maestre D. e F. che facevano i fiori e c’eri tu che facevi l’ape magazziniera». «Si portava il polline e il miele. Anzi, no, il polline e il nettare». «E’ stato bello. Come un gioco. Perché noi avevamo tutti il vestito come delle api vere e ognuna doveva fare qualcosa perché le api sono così, non stanno mai ferme, lavorano sempre». «C’era anche l’ape che faceva vento all’ape regina con il ventaglio perché esiste veramente».

E dopo?

«Dopo siamo andati a vedere le api. Nella loro casetta. Ma prima ci siamo messi i capelli di paglia con la retina tra per non pungersi. Poi le due ragazze ci avevano detto di venire alla gita senza sandali e senza gonne, con le maglie e con la felpa, con le scarpe da ginnastica, per non farsi pungere». «Infatti la retina serviva a quello». «A me ha impressionato quando ha tirato fuori tutte quelle api vive. Io non pensavo che era così. Anche se ero un po’ lontano per la paura, le ho viste bene che erano tantissime, una attaccata all’altra». «Io ho visto anche l’ape regina, mi sembra. E’ stato quando ha tirato fuori il terzo coso». «Non mi è piaciuto quel momento perché avevo troppa paura. Io pensavano che erano troppe api. Io ho paura delle api. Quando una entra nella nostra aula abbiamo tutti paura che ci punge, non facciamo più lezione finché non esce dalla finestra. e adesso erano mille api, di più. Se ci volevano pungere…». «Le ragazze ci avevano detto di andare vicino, ma solo un po’. Poi di stare tutti fermi, se un’ape veniva vicino, poi alla fine non sono venute vicino». «Io ho visto che attorto al retino dell’alveare, al legno che ha tirato fuori, alla rete con le cellule… Insomma, io ho visto anche il miele». «Eì vero, anche io l’ho visto». «A me le api sono piaciute molto da vedere ma dopo, quando ci hanno dato il pane con il miele da mangiare, non mi è piaciuto perché a me il miele non è mai piaciuto». «Per me le api sono state molto buone, perché potevano pungerci e invece non ci hanno punto». «A me è piaciuto quando abbiamo fatto la passeggiata alla tana del lupo. Dove abbiamo visto che c’ero anche degli ossi di animali morti. Anche un osso molto grande. Come un bastone grande. Perché é vero, di lupi non ce ne erano. Fortunatamente. Loro vengono fuori di notte e mangiano gli altri animali».

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