Mi spiegate da dove è nata la lite?

«Perché lei mi ha offeso». «Non è vero. Io non ti ho offesa». «Invece mi hai offesa. Perché io mi sono offesa». «Ma io non volevo offenderti». «Però io mi sono offesa ugualmente».

Vabbé, mi spiegate meglio cosa è successo? Possiamo sentire l’opinione di tutti i componenti del vostro gruppo? Non solo di voi due?

«Perché io stavo finendo e lei mi ha detto: hai finito? Hai finito? Insomma, mi dava fastidio. Poi lo diceva per offendermi. Perché lo sapeva che io non avevo finito. Perché lei lo vedeva che io non avevo ancora finito». «Non è vero. Io volevo… Io te lo chiedevo solo per saperlo, se avevi finito. Per andare avanti. Oppure per aiutarti, se tu volevi che io ti aiutavo. Io non volevo prenderti in giro». «Per me hanno bisticciato perché non si sono capite bene». «Forse bisticciavano perché loro, poi, bisticciano sempre. Bisticciano con tutti». «Per me hanno bisticciato perché sono permalose». «Per me non hanno proprio bisticciato, hanno bisticciato solo un po’… ma io non so bene perché». «Per me loro non volevano offendersi, ma dopo si sono offese ugualmente. Io non ho capito perché».

Bene, allora adesso lo chiedo a tutta la classe. A tutti i bambini e le bambine della classe. Mi spiegate come è stata possibile questa cosa qui. Una cosa stranissima, se ci pensate. Cioè, c’è stata una bambina che ha detto una cosa a una sua amica non per offenderla ma poi lei si è offesa ugualmente. Come è stato possibile?

«Forse perché lei si offende sempre». «Forse perché lei è una femmina. Per me le femmine si offendono di più. Anche se tu non le offendi, loro magari si offendono. Perché…. Io non lo so perché, ma certe volte, anzi, quasi sempre è così». «Non è vero, si offendono anche i maschi. Dipende cosa gli dici per offenderli». «Per me è successo un disguido. Voglio dire: lei non voleva offendere, però lei si è offesa ugualmente. Allora questo è un disguido». «Sì, anche per me. È una sbaglio. Però adesso possono fare la pace». «Anche per me non hanno litigato veramente. Loro pensavano di aver litigato, ma poi non è vero». «Invece per me hanno litigato veramente. Infatti erano arrabbiate tutte e due». «Per me è colpa della voce. Del tono della voce. Perché G. quando ha detto a A. se lei era indietro, se aveva finito, se aveva già finito, quando glielo ha chiesto, insomma, se lei aveva già finito o no, glielo ha detto con una voce sgarbata. Allora lei si è offesa».

Mi dite cosa è una voce sgarbata?

«Una voce arrabbiata». «Una voce sgarbata è se tu chiedi una cosa a un tuo amico ma senza chiedergli per piacere. Per esempio, che ore sono? Oppure, che ore sono, per piacere? Se dici per piacere non è una cosa sbagliata. Se invece non dici per piacere sei maleducato e una persona si può anche offendere». «Per me un tono sgarbato è un tono alto, arrabbiato». «Per me è un tono della voce senza gentilezza. Una voce un po’ cattiva. Sì, insomma, poco gentile, sgarbata». «Una voce sgarbata è poco amorevole». «Un tono sgarbato è a scatti». «Un tono della voce sgarbato vuol dire che sei poco simpatico. È come un papà o una mamma quando ti sgrida perché è arrabbiato. Ma un tuo amico non può sgridarti, perché poi è un bambino o una bambina anche lui. È come te. Perciò non può essere arrabbiato, non può sgridarti, non può usare un tono che ti offende sempre».