Non è facile tirare le somme del Congresso nazionale per il dialogo siriano che ieri a Sochi ha vissuto una giornata confusa, fatta di veti incrociati, urla, slogan, sventolio di bandiere. Senza dimenticare il boicottaggio dell’iniziativa – lanciata da Russia, Turchia e Iran – da parte di Stati Uniti e Francia. Sull’incontro hanno pesato come un macigno il fallimento dei recenti colloqui di Vienna sotto l’egida dell’Onu e l’acuirsi dello scontro tra curdi e Turchia a causa dell’offensiva lanciata da Ankara contro Afrin che ha spinto alla rinuncia i rappresentanti delle principali formazioni curde. Assente anche l’Alto comitato siriano per i negoziati (Nsc), la principale componente dell’opposizione siriana finanziata e appoggiata dall’Arabia saudita, nemica del presidente siriano Bashar Assad. E sempre ieri, dopo un lungo tira e molla, è giunto anche il rifiuto della delegazione dell’opposizione armata siriana, rimasta ferma per sua scelta per ore in aeroporto.

Ankara ha giocato un ruolo ambiguo, pur essendo partner di Russia e Iran in una iniziativa volta a dare una soluzione negoziata alla guerra in Siria. Il Congresso è cominciato con ore di ritardo proprio per le richieste aggiuntive presentate all’improvviso da gruppi filo-turchi come precondizione per la partecipazione alla riunione. Quindi Ankara ha respinto l’offerta avanzata dalla Russia di formare sei commissioni composte da 150 personalità divise tra il governo siriano e l’opposizione, chiamate a scegliere i membri di una commissione costituzionale. La Turchia ha chiesto una sola commissione costituzionale sotto l’egida dell’Onu.

Su questo punto hanno lungamente discusso al telefono il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov e il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu. Poco prima membri dell’opposizione siriana non legati al Nsc avevano interrotto con grida e fischi il discorso di Lavrov e condannato la Russia per il suo sostegno al presidente Assad. I delegati governativi hanno risposto con slogan a sostegno di Mosca e mostrando la bandiera siriana (alcune agenzie di stampa italiane l’hanno erroneamente definita la “bandiera di Assad”, pur essendo la bandiera ufficiale della Repubblica Siriana da molti decenni).

In tanta confusione Qadri Jamil, oppositore non in linea con la posizione oltranzista del Nsc sulle dimissioni immediate di Assad, ha sottolineato che tra i 1500 delegati giunti a Sochi erano presenti anche rappresentanti dell’opposizione appoggiati da Mosca e quelli sostenuti dall’Egitto. Presenti anche il Consiglio popolare della Siria, esponenti dei principali partiti, figure religiose, rappresentanti di tribù, sindacati e delle minoranze etniche. Ahmad Kuzbari, deputato del Parlamento siriano, ha riferito che la futura Commissione costituzionale si concentrerà sulla discussione di eventuali emendamenti alla Costituzione vigente e non sulla scrittura di una nuova Carta. Quindi è stato annunciato ufficiosamente il numero, 158, dei membri della Commissione costituzionale. Ma su questo e altri punti centrali, nessuno ieri sera a Sochi era in grado di fare previsioni.