«Prenderà iniziative per garantire il pluralismo sul referendum costituzionale?»,aveva chiesto Formigli nella puntata di Piazza pulita del 16 maggio al presidente della commissione di vigilanza, Roberto Fico, suo ospite in trasmissione. «Sì», aveva risposto il parlamentare a 5Stelle; aggiungendo con enfasi: «faremo una delibera apposita, ma già da ora la soglia di attenzione sarà altissima».

Solo sette giorni dopo quelle sue impegnative dichiarazioni sugli schermi dell’azienda pubblica, anzi della sola RaiTre, vanno in onda due importanti spot a favore del sì al referendum di ottobre.

Uno nel primo pomeriggio vede a In mezz’ora la ministra Boschi impegnata a promuovere le ragioni del governo sulle modifiche alla Carta, l’altro all’ora di cena il presidente emerito Napolitano intervenire sulla riforma a Che fuori tempo che fa, seppure a margine di un’intervista più ampia, ma con tutto il suo peso istituzionale, definendola necessaria.

Alla luce delle puntute dichiarazioni di qualche giorno prima, nonché della soglia «altissima» di attenzione annunciata, abbiamo atteso la reazione del presidente Fico.

Arriva su Facebook solo 24 ore dopo, nella serata di lunedì, ma di essa nessuno si accorge, tranne il deputato Anzaldi. Il quale gli risponde che se riteneva «così urgente affrontare la questione referendum, sarebbe potuto rimanere in Vigilanza lo scorso mercoledì, quando la questione è stata sollevata da Minzolini, invece di lasciare la commissione per andare ad un appuntamento elettorale».

Apprendiamo quindi che già due giorni dopo la comparsa in tv e l’annuncio solenne, Fico in commissione, pur sollecitato da un esponente di essa, non si era preoccupato minimamente di dare seguito ai suoi impegni in tema di pluralismo referendario.

Il botta e risposta rimane però confinato sul social e non investe il dibattito politico.

L’«altissima attenzione» si trasforma così in uno sfogo personale (definisce Napolitano «fiancheggiatore»), per di più a scoppio ritardato. Né Fico si preoccupa, almeno al momento, da presidente della vigilanza qual è, di fare subito i passi ufficiali che il caso impone o di dare la rilevanza necessaria, anche comunicativa, alla sua protesta. Non si prende la cura, insomma, di fare «il lavoro per il quale i cittadini lo pagano» (parole di Anzaldi, che questa volta ci tocca sottoscrivere).

Se le cose stanno così ci dispiacerebbe dover constatare, alla fine, che forse Roberto Fico non è all’altezza del delicato ruolo di garanzia che gli è stato conferito dal Parlamento, distratto, come appare, a dirimere le beghe interne dei pentastellati e a far propaganda al suo Movimento.

A meno che, poiché tra le proposte del movimento 5Stelle c’è anche quella dell’abolizione della commissione di vigilanza, al deputato napoletano non fosse nel frattempo saltato in mente di abolirla già da subito, la vituperata commissione.

Almeno in questo caso, non lo scriva solo su FB e ce lo faccia sapere in tempo.