A dettare la linea per la crisi di governo in questi giorni sono i sottosegretari leghisti all’Economia Massimo Garavaglia e Massimo Bitonci. In primis Garavaglia, accreditato settimane fa anche per la nomina di commissario europeo.

Dopo aver spiegato la manovra leghista tutta shock fiscale e flat tax con cancellazione della Tasi che ha reso felici gli imprenditori del nord finalmente esplicitamente salviniani, ecco ieri l’attacco al Reddito di cittadinanza. In un’intervista a Italia Oggi in cui annuncia dati choc sulla misura bandiera del M5s: «Dai controlli della Guardia di finanza emerge che il 70% di chi ha ricevuto il sussidio non ne aveva diritto».
In realtà Garavaglia non attacca la misura in sé e arriva a sostenere che «si può intervenire aumentandolo per chi ha veramente bisogno», ma poi viene fuori la vera natura leghista quando aggiunge: «mancano ancora i decreti attuativi che consentono ai comuni di chiamare i beneficiari del reddito di cittadinanza per prestare servizi socialmente utili».

NESSUNA CRITICA INVECE all’uso e alla selezione dei navigator – precari che dovranno aiutare disoccupati – alla mancata stabilizzazione dei precari Anpal, alla gestione dei centri per l’impiego: le vere criticità di uno strumento chiamato a sproposito Reddito di cittadinanza quando è invece un sussidio alla famiglia che mischia assistenza e servizi per il lavoro.

Ma tanto è bastato per far mandare su tutte le furie il M5s. Che spalleggiato dal suo presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha contestato apertamente le «sparate» di Garavaglia e ribadito la rottura nella maggioranza.
«Il reddito di cittadinanza è una misura che difendiamo con tutte le nostre forze. Una misura che ha ridato dignità alle persone e che assicura la tenuta sociale del paese: 905.000 famiglie oggi possono guardare al futuro con la prospettiva di uscire da una condizione di difficoltà», scrive su Facebook il M5s.

E ancora: «Oggi il forse ex sottosegretario a corrente alternata Garavaglia (non abbiamo ancora capito se la Lega ha ritirato i suoi ministri o meno) dice che il 70% di queste famiglie non ha diritto al reddito. È la più grande cretinata mai sentita! Sono persone che hanno pienamente diritto, i controlli sono stati rigorosi e l’Inps controlla continuamente la platea. A Garavaglia diciamo basta sparare cretinate. Lo ricordiamo poco tempo fa dire nessun problema di coperture per la Flat Tax. Mai viste! Se è a conoscenza di percettori del reddito di cittadinanza che non ne hanno diritto andasse alla Guardia di Finanza a denunciare». «Al massimo», dicono ancora i parlamentari 5S, «sono stati scoperti dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro 185 lavoratori in nero.

LA PIÙ DURA A RISPONDERE a Garavaglia è la sua superiora cinquestelle al Mef: la viceministra Laura Castelli: «I numeri comunicati da Garavaglia non corrispondono al vero».

A stretto giro arriva anche la nota ufficiale dell’Inps che corregge le cifre di Garavaglia e ampia lo spettro. Le domande per il reddito di cittadinanza sfiorano a fine luglio il milione e mezzo e l’Inps conferma controlli «massivi» annunciando che 600 mila nominativi sono stati forniti alla Guardia di Finanza per esaminare i «profili di rischio» e stanare eventuali «furbetti». L’Istituto presieduto da Pasquale Tridico si dichiara soddisfatto del risultato e spiega che «i nuclei interessati dalla misura sono 1,2 milioni, quindi molto probabilmente il numero dei percettori crescerà ancora».

Le domande accolte sono state 922mila, quasi 400mila respinte e circa 170mila in evidenza per ulteriore attività istruttoria. La percentuale di domande respinte è attualmente al 26,8%. Ad oggi vi sono state 1.025 rinunce, mentre circa 32mila nuclei sono decaduti dal beneficio. E sui controlli Tridico spiega che sono stati «massivi e preventivi» e «la loro efficacia è dimostrata dal fatto che più di un quarto delle domande è stato respinto e «la percentuale di irregolarità è poco rilevante rispetto al totale dei beneficiari».

SUL «LAVORO NERO» che farebbero i percettori del Reddito, Tridico sottolinea «i continui contatti con l’Agenzia delle entrate, l’Ispettorato nazionale del lavoro, la Guardia di Finanza e le altre autorità di controllo che «sta facendo emergere il lavoro nero di chi ha provato comunque a chiedere il reddito di cittadinanza», «anche se la maggior parte di chi lavora a nero non fa domanda di Reddito di cittadinanza», sostiene Tridico.