Alle 12.45 di ieri, un quarto d’ora prima del debutto ufficiale del portale di Regione Lombardia dedicato alla prenotazione del vaccino anti-Covid per gli ultra 80enni, ci sono circa 17mila persone in coda. Tutte pronte ad accedere per dare la propria adesione. Un’ora dopo, di persone in coda ce ne sono oltre 110mila.

Tempo di attesa stimato per essere ammessi alla prima selezione: 45 minuti. Al termine di quei tre quarti d’ora la situazione non si sblocca: «Stiamo ricevendo numerose richieste e potrebbero verificarsi dei rallentamenti. Ti chiediamo di riprovare tra pochi minuti». La schermata sul sito resta fissa. Fino a quando il collegamento con la pagina “cade” e si è costretti a ripassare dal via. Non va meglio ai fortunati che, dopo alcuni tentativi, non ricevono l’sms di conferma. Anche a loro tocca rifare tutta la trafila da zero, perché il sito non memorizza i dati inseriti. A qualcuno, invece, il codice arriva, ma con 3 ore di ritardo, perdendo dunque la sua validità.

DI CODA IN CODA, di lamentela in lamentela – già dalle 13.30 i social vengono invasi di critiche da parte dei cittadini – arriva la nota di Regione che attribuisce la responsabilità del disservizio sms alla Tim, compagnia telefonica che ne gestisce l’invio. «Non è un click day, quindi non c’è fretta di prenotarsi entro oggi», è la giustificazione in zona Cesarini del presidente Fontana, che in serata, a Palazzo Lombardia, riceve il neo ministro Garavaglia. «Sono contento, comunque, che non si sia verificato il crash che ci si aspettava», aggiunge. Ma il governatore leghista dimentica di precisare che il via alle somministrazioni è fissato per il 18. Tra tre giorni.

Il problema con il portale non è solo il messaggino sul cellulare. «Se hai una grave disabilità che non ti consente lo spostamento in autonomia, contatta il tuo medico: compilerà per te il modulo di adesione alla vaccinazione», si legge sul sito. Eppure i medici di famiglia assicurano di non saperne nulla. «Non possiamo occuparci di questioni amministrative come la compilazione dei dati, quando abbiamo i pazienti in studio che aspettano. S’immagini cosa comporterebbe un’attesa di 40 o 50 minuti solo per accedere al sito per ogni paziente che ce ne fa richiesta», spiega Paola Pedrini, segretario generale di Fimmg (Federazione medici di famiglia) Lombardia. «Non siamo stati avvertiti da Regione Lombardia del nostro coinvolgimento. – aggiunge – Abbiamo anche chiesto una rettifica ma è stata fatta solo una parziale correzione che non è servita a fare chiarezza» aggiunge.

LA PROCEDURA è complicata e non accessibile a tutti. Nel pomeriggio, infatti, alcune associazioni come la Croce Rossa locale diffondono sui propri social una “guida” per districarsi nel macchinoso sistema partorito da Moratti e Bertolaso. È inevitabile, a questo punto, che qualcuno rinunci a registrarsi. «Ho perso un’intera giornata per cercare di registrare mia madre, 92 anni. Avrei dovuto fare la stessa trafila anche per mio padre che di anni ne ha 87. Proverò domani, mentre lavoro», si sfoga una signora. «Regione ci prende per i fondelli. Ho perso l’intera giornata senza ottenere nulla», commenta su Twitter qualcun’altro mentre sulla pagina Facebook, il post relativo alla campagna vaccinale in Lombardia viene letteralmente bombardato di commenti negativi.

NON È TUTTO: a pochi giorni dall’avvio delle somministrazioni, non c’è chiarezza neanche sulle strutture in cui verranno effettuate. «Per ora ci sono gli hub previsti dal piano vaccinale. A questi dovrebbero aggiungersi i presidi locali da organizzare con le Ats», spiega ancora Pedrini che assicura un coinvolgimento dei medici di base, ma ancora senza dettagli precisi. Le Ats locali procedono per tentativi. I cittadini anche. «Perché prenotare una vaccinazione è così difficile? Possibile che non esista un’altra modalità», si chiede in una nota il sindacato dei pensionati della Cgil Lombardia. Nel frattempo, c’è chi si è organizzato in autonomia: il sindaco di Cesano Boscone (Mi), Simone Negri, ha messo a disposizione il personale comunale e della Protezione civile per assistere i propri concittadini. «Lo abbiamo fatto perché la vaccinazione è un obiettivo comune. Non solo una scelta del singolo. Una persona dovrebbe scegliere se non vuole aderire. Non il contrario. E poi volevamo dare una mano ai medici: oggi gli ambulatori sono stati letteralmente presi d’assalto».