Tre giorni di teatro, musica, cinema, gastronomia e arte dedicati alla Cina, ovvero dedicati a chi volesse provare a interrogarsi e stupirsi della forza creativa e della incredibile capacità di mutare dei cinesi. O ancora, per provare a capire il processo storico all’interno del quale la Cina ci sta portando, un cambiamento epocale che comporta creatività, tecnologia, arte e che si discosta dall’idea ormai fossilizzata dei cinesi che arrivano in Italia e si comprano qualsiasi cosa o della Cina come mera «fabbrica del mondo».

TRADIZIONE
È necessario ritornare al cuore alla Cina, per innamorarsi della sua straordinaria capacità di adattamento e di mischiarsi con altre culture, pur rimanendo incredibilmente fedele alla propria millenaria tradizione. Simon Leys, uno dei più grandi sinologi, scriveva che «la Cina è l’unica religione dei cinesi»: un’espressione forte e probabilmente vera, grazie alla capacità di riportare alla «Cina» anche altre origini culturali.

Oggi si parla molto della «nuova via della seta», come fosse sempre stata sotto lo stretto controllo cinese: in realtà la lingua più parlata nell’antica rotta carovaniera era il persiano. Prestiti, conquiste o fuochi fatui: la Cina è capace di regalare momenti universali.

E le iniziative come «Cina Festival» dovrebbero moltiplicarsi: si comincia a Roma, al Teatro Vascello dal 2 al 5 maggio, si replicherà a Napoli alla Galleria Toledo dal 14 al 16 maggio. L’iniziativa – realizzata in collaborazione con l’Istituto Confucio – è a cura del regista e sinologo Sergio Basso che si dedica da anni all’interazione culturale tra Italia e Cina, dove ha studiato e lavorato a lungo per Beijing Tv e Cctv.

In occasione della «prima» romana abbiamo a Sergio Basso di raccontarci in che modo questa iniziativa può aiutarci a comprendere meglio quell’universo cinese che ci appare così lontano e che invece è letteralmente in mezzo a noi, sia attraverso i tanti cinesi che vivono in Italia, sia per la nuova posizione internazionale della Cina (un mese fa il presidente cinese Xi Jinping è stato a Roma e a Palermo e l’attuale governo italiano ha firmato con Pechino uno storico memorandum of understanding sulla «nuova via della seta».

IL VICINO DI CASA
«Il paradosso – racconta Sergio Basso – è che oggi in realtà ci sono molte più occasioni che in passato di conoscere la Cina. Rispetto al dato dei primi anni ’80 (ricordiamo tutti Zhang Yimou e il suo «Lanterne rosse»), oggi il cinese è un vicino di casa, è diventato umano. Dall’altro lato però si è persa di vista la cultura e la produzione di eventi culturali. In Italia per quanto riguarda i modi attraverso i quali fare interagire la cultura italiana e quella cinese c’è ancora molto da fare, si insiste molto su alcuni settore, come quello della moda, tralasciando il cinema, la pittura. Dare voce agli artisti cinesi è importante. C’è stata un’epoca felice ad esempio nella letteratura, nel periodo dei vari Mo Yan Su Tong Yu Hua; oggi ho impressione che ci siano meno voci rispetto agli anni Novanta. Ho l’impressione che noi come italiani siamo rimasti ancorati in uno stanco refrain, quello del “dobbiamo conoscere la Cina”. Ma i giovani la stanno già capendo, qualcun altro semmai è più attardato. Con la Cina a volte si ha la sensazione di essere di fronte ai libri “da comodino”: lo si lascia lì, si continua a guardarlo pensando di doverlo prima o poi leggerlo; in realtà si attua una rimozione, considerando il fatto che oggi Pechino e la Cina sono assolutamente abbordabili. Ho l’impressione che forse sotto la pressione dei cambiamenti poderosi siamo rimasti un po’ imballati. Occupandomi di Cina e teatro, cinema, arte, mi interrogo come costruire una proposta programmatica. Proviamo a portare fiammelle di Cina in italia. La speranza è che questa con il Vascello possa essere la prima di tante altre edizioni: è ora di rendere caldo il mondo cinese anche ai nostri occhi».

Tra le tante iniziative ci sarà anche la prima in assoluto di «Te la do io la Cina» (2 maggio ore 21), un monologo, presentato in cartellone come un excursus semiserio ma molto documentato nella storia e nella cultura cinese dagli oroscopi ai cartoons, passando per le misteriose suggestioni nascoste nel sorriso di una statuetta del II secolo d.C.

GLI APPUNTI
«È da diversi anni – ci racconta Sergio Basso – che ci sto lavorando e l’innesco non è un espediente narrativo, ma è totalmente casuale e nasce dall’ennesimo trasloco durante il quale ho trovato i miei primi appunti di viaggi in Cina nel 1996 che ormai è tanto tempo fa. Cerco sempre di pensare a chi racconto le cose e quindi penso anche e soprattutto i giovani. Dico questo perché anche per me tornare a quegli appunti è stato una specie di viaggio – colmo di particolari che avevo appuntato sulla luce, sul viaggio nei treni – con i sedili duri – e capitavano parecchi incontri interessanti. Avevo girato oltre venti ore di riprese. Nel monologo, tutto parte da una scatola di cartone, dalla quale tiro fuori un oggetto dietro l’altro e ogni oggetto è una storia. Ogni oggetto è occasione per parlare di buddismo, di pasti rubati, di pasti pesanti e incubi e tante altre cose, alcune all’apparenza etichettate come noiose, che invece nascondo storie. Mentre io parlo dietro di me ci saranno testimonianze iconografiche, sospese nel vuoto. È una mescolanza tra diario intimo, fare un punto della situazione e provare ad attraversare dei confini. Il monologo comincia così: all’inizio la Cina la odiavo profondamente, poi sono accadute alcune cose e stasera ve ne parlo nella speranza che anche a voi scatti l’innamoramento. Di ogni disciplina ho scelto un aneddoto capace di raccontare qualcosa di curioso. Ci sono anche aneddoti personali: i cinesi a volte ti guardano straniti perché non capiscono perché ti possa interessare qualcosa che a loro suona alieno. Ma se te il tuo interesso è gonfio di cura, ti aiutano partecipi e questo scalda il cuore».

IN PROGRAMMA
La tre giorni al Vascello è ricca di appuntamenti: l’associazione Funspace Art aprirà la rassegna martedì 2 maggio con la presentazione e l’allestimento di un’esposizione degli artisti visuali Yang Liufei, Chang Haoyu e Meng Donglai. Alle 21 dello stesso giorno, è previsto il primo appuntamento con il teatro. In scena, il monologo «Te la do io la Cina» di e con Sergio Basso. Mercoledì 3 maggio sarà la volta della musica con la tradizionale cetra cinese suonata dalle mani magiche di Serena ShanYang Lin in «Concerto per guzheng». Il 4 e 5 maggio (sabato ore 21 e domenica ore 18) è di scena il teatro contemporaneo cinese con «Cessi pubblici» del drammaturgo vivente Guo Shixing. Lo spettacolo, diretto da Sergio Basso, è la cronaca di tre giornate scelte a distanza di dieci anni (1975, 1985, 1995), e racconta la Cina dagli anni Settanta a oggi.

Tre giorni lontani nel tempo ma collocati in uno spazio particolare, che nella consuetudine cinese è luogo tradizionale di condivisione e di scambio: un bagno pubblico di Pechino. L’ultimo appuntamento (domenica 5 maggio, ore 21) è con il film di Sergio Basso «Giallo a Milano» (Italia 2009, 75’)