«Su ordine del presidente Biden, le forze militari statunitensi hanno condotto raid aerei contro infrastrutture utilizzate da gruppi militanti filo iraniani nell’est della Siria – ha dichiarato il portavoce del Pentagono John Kirby – I raid sono una risposta militare proporzionata condotta insieme a misure diplomatiche. L’operazione invia un messaggio inequivocabile: il presidente Biden agirà per proteggere il personale americano e della coalizione e si è agito in modo deliberato, che mira a una de-escalation della situazione generale in Siria orientale e in Iraq».

Con questa nota a svelarsi per la prima volta è il nuovo Pentagono dell’era Biden, guidato dal 67enne Lloyd Austin, primo segretario alla Difesa afroamericano, generale quattro-stelle dell’Alabama. «Sono fiducioso riguardo il bersaglio che abbiamo perseguito, sappiamo cosa abbiamo colpito – ha detto Austin ai giornalisti – Siamo fiduciosi che quell’obiettivo fosse usato dagli stessi militanti sciiti che hanno condotto gli attacchi», riferendosi all’attacco missilistico del 15 febbraio nel nord dell’Iraq che ha ucciso un appaltatore civile e ferito un membro dei servizi statunitensi e altro personale della coalizione.

Austin ha detto di essere stato lui a consigliare Biden: «Abbiamo detto più volte che avremmo risposto ma per attaccare volevamo essere sicuri di avere gli obiettivi giusti». L’amministrazione Biden aveva condannato l’attacco missilistico ma diceva di non aver determinato con certezza chi lo avesse eseguito; ora, a quanto pare, i funzionari hanno appurato che in passato i gruppi di milizie sciite sostenuti dall’Iran sono stati responsabili di numerosi attacchi missilistici che hanno preso di mira personale o strutture statunitensi in Iraq.

Ora Biden deve affrontare le critiche di alcuni rappresentanti del Congresso riguardo la sua autorità nel condurre questa mossa senza consultare le Camere. Il senatore democratico Tim Kaine, che fa parte della Commissione per le forze armate del Senato, ha affermato che gli americani meritano di conoscere la «logica degli attacchi e la giustificazione legale per agire senza il Congresso visto che l’azione militare offensiva senza l’approvazione del Congresso non è costituzionale in assenza di circostanze straordinarie».

Ro Khanna, democratico, membro del Comitato per i servizi armati della Camera, ha twittato: «Abbiamo continuato a porre fine alle guerre, non a intensificare i conflitti in Medio Oriente. La nostra politica estera deve essere radicata nella diplomazia e nello stato di diritto, non in attacchi aerei di rappresaglia senza autorizzazione del Congresso».

Il Dem Chris Murphy, presidente della sottocommissione per le relazioni estere del Senato e l’antiterrorismo, ha sostenuto che gli «attacchi di ritorsione non servono a prevenire una minaccia imminente, devono rientrare nella definizione di un’autorizzazione del Congresso che ora deve chiedere chiare giustificazioni legali per l’azione militare come ha fatto per le passate amministrazioni».