Oggi volevo che parlassimo insieme di una cosa di cui sono venuto a conoscenza qualche giorno fa. Dunque, spesso io vi chiedo di aiutarmi: se vedete che un bambino o una bambina fa rumore o si comporta male, vi chiedo di non far finta di niente ma di dirgli di smettere di fare quello che sta facendo e di comportarsi bene; e se non lo fa, di avvertirmi che ci penso io. Ebbene, mi sono accorto che qualcuno di voi, o forse molti di voi, preferiscono far finta di niente per paura di fare la spia. E vero?

«Sì, un po’ è vero, perché non è bello fare la spia». «Un po’ è vero, un po’ non è vero. Perché io delle volte gli dico di fare silenzio, di non fare lo stupidino. Ma certe volte mi stanco di dirglielo». «Sì, è vero. Perché degli altri bambini mi prendono in giro e mi dicono che sono uno spione». «Anche a me. Dicono che sono un poppante, se lo dico al maestro o alla maestra». «Poi non bisogna fare la spia». «Però io non lo so bene se questa è la spia o è aiutare il maestro». «Per me noi dobbiamo dirlo al maestro». «Se io lo dico al maestro, quel bambino monello non si comporta bene perché dopo lui si arrabbia con me e dopo dice che è colpa mia se lui va in punizione». «Anche per me, mi sembra».

Insomma, la questione non è chiara. Per niente. Se qualcuno non si comporta bene, anche se io non lo vedo, perché non posso avere mille occhi, vi ho chiesto di dirglielo voi, di comportarsi bene. O comunque di non ridere, se fa qualcosa di sbagliato. Voi, invece, non me lo dite. Non tutti, ma molti di voi. Perché?

«L’ho già detto, mi chiamano spione». «Perché non si dicono le cose degli altri». «Io vorrei dirtelo, ma non so se faccio bene. Anche perché dopo bisticcio con i miei amici». «Io non so cosa fare». «Secondo me dobbiamo dirlo. Se noi non lo diciamo al maestro o alla maestra, lui continua a fare il monello». «E poi non aiutiamo il maestro, se non lo aiutiamo».

Immaginiamo che una persona, un adulto, mentre sta passeggiando per il paese, veda un ladro che ruba la borsetta a una vecchietta. Oppure assiste a un incidente automobilistico. Immaginiamo che faccia finta di niente. Secondo voi fa bene?

«No. Perché deve rincorrere il ladro». «Deve aiutare i feriti, se ci sono feriti». «Deve chiamare subito l’autoambulanza per portare i feriti all’ospedale». «Per me, se fa finta di niente, sbaglia». «Anche per me, sbaglia». «Ah, io ho capito! Non fa la spia, se avverte la polizia per catturare il ladro. Anzi, la deve chiamare». «Ma il maestro non è la polizia».

E se quella persona non chiama la polizia? Né se vede un ladro né se vede che c’è stato un incidente, fa bene? E’ colpevole o no?

«Per me fa bene a chiamarla, la polizia. Ma se non la chiama non è colpevole. È solo… Non lo so, ma non è colpa sua se c’è stato l’incidente o se c’è stato un ladro che ha rubato». «Per me invece fa una cosa brutta, se non chiama la polizia. Perché poi la polizia, le scopre, può pensare che lui è amico del ladro anche se magari non lo è». «Poi se c’è un ferito e non chiami l’ambulanza, il ferito può anche morire, se è grave». «Secondo me bisogna chiamare sempre la polizia». «Secondo me, se non chiami la polizia, sbagli».

Non solo sbagli, bambini. Rischi di diventare complice del ladro. E se vedi un incidente e non aiuti i feriti, si dice che c’è una omissione di soccorso, cioè che hai sbagliato. Lo stesso accade a scuola: se voi fate finta di non vedere i vostri compagni che non si comportano bene, se restate indifferenti, se non avvertite me o la maestra, se per caso non vediamo o non sentiamo quella cosa sbagliata, perché ogni tanto può capitare, la colpa di quello che succede è un po’ anche vostra. Quello non è fare la spia, ma cercare di avere tutti insieme una classe migliore. Se poi qualcuno vi prende in giro, me lo dite e ci penso io.