«Sento che la mia storia non è stata ancora raccontata/ma scriverò il mio lieto fine», Róisín Murphy sussurra così, nel primo brano Simulation, il suo preciso e potente manifesto musicale. Ex voce dei Moloko, la cantante irlandese torna sulle scene con l’album Róisín Machine, sublime pastiche nu-disco che, come una macchina del tempo, frulla tutto l’oscenità e il furore degli anni 70 e 80. Mixando synth alla Moroder, i dj set di Larry Levan e le provocazioni vocali di Grace Jones. Dopo le esplorazioni ambient e jazz di Ruby Blue del 2005 e l’art pop di Hairless Toys l’anno dopo, Róisín ritorna così al primo amore. Sulla scia di hit Moloko fine millennio come Sing It Back e The Time Is Now. Realizzato insieme a DJ Parrott (aka Crooked Man), le dieci tracce sono un viaggio musicale dove ogni pezzo si fonde con la successiva, regalando ritmo e slancio alla tracklist. Narcissus e Jealousy sono potenziali hit dal groove ipnotico con chitarre figlie di Nile Rodgers, Shellfish Madamoiselle invece richiama la house di Detroit dei ’90 mentre Murphy’s Law è un’assedio funky-soul a colpi di sontuosi archi. A non vanificare la ricerca musicale mai fine a se stessa, i testi, ironici e sprezzanti, che profumano di dissacratoria autoanalisi.