L’artista islandese ritrova l’armonia perduta con il precedente Vulnicura, elaborazione luttuosa della fine del suo matrimonio, e licenzia un «inno alla libertà» che si palesa in dodici pezzi – quasi suite – scritti con la complicità del venezuelano Arca. Così Björk si diverte a riempire di archi, suoni sintetizzati e melodie – spesso gioiose – testi buffi e talvolta ironici con storie che hanno come protagonista il mondo virtuale. È il caso di Features creatures, dove una specie di suo alter ego modalità Frankenstein costruisce un uomo ideale. Intrigante, ma l’impressione è che il sound di Björk pecchi troppo di autoreferenzialità.