Dopo tre anni quasi di lavoro, il testo base della legge sul suicidio assistito era pronto, ieri mattina, per essere consegnato nelle mani della presidente della commissione Affari sociali della Camera, Marialucia Lorefice, avvisata già la scorsa settimana dai due relatori, il dem Alfredo Bazoli, di area cattolica, e l’ex M5S Giorgio Trizzino, medico, tra i fondatori della Società italiana di cure palliative. «Un testo già insoddisfacente, un compromesso al ribasso», lo definisce Marco Cappato che con l’Associazione Luca Coscioni ha portato avanti la battaglia culminata nella sentenza con la quale la Corte costituzionale ha già di fatto depenalizzato l’aiuto al suicidio. Ma mentre, in seduta congiunta con la commissione Giustizia, il centrodestra e la Lega alzavano il polverone chiedendo di sostituire uno dei relatori con una formazione più in linea con l’attuale maggioranza di governo, un accordo al vertice aveva già disposto la sostituzione di Trizzino con un 5 Stelle doc, Nicola Provenza. Prima ancora che avesse il tempo di depositare il testo base.

Risultato: si ricomincia da capo o quasi, anche se ora il dito è puntato contro le forze di destra e i due presidenti di commissione, Lorefice e Mario Perantoni, entrambi pentastellati, assicurano che, con il placet a tempo record del nuovo relatore, «la prossima settimana sarà presentato il testo base sul fine vita».

Una decisione «incomprensibile» agli occhi dell’onorevole Trizzino tanto più perché, spiega al manifesto, «abbiamo fatto un lungo lavoro, anche di mediazione. Ma un provvedimento così complesso merita sicuramente il confronto di più persone, esperte in materia». Si sarebbe potuto quindi aggiungere un relatore, anziché sostituirlo a lavori così avanzati, come invece chiedeva il capogruppo della Lega in commissione Giustizia, Roberto Turri, già relatore del testo durante il governo gialloverde, che invoca ora l’intervento del presidente Fico. E invece, commenta amaro Trizzino che ha abbandonato il movimento grillino poco più di un mese fa, «chi ha la vera competenza in materia viene tirato fuori». Proprio dai partiti della “meritocrazia”: «Anche il Pd deve abbandonare la sua equivoca posizione – aggiunge il medico palermitano, deputato al primo mandato – La sensazione netta è che non si voglia arrivare ad una buona legge, come indicato dalla Consulta. Ma sarebbe davvero estremamente grave se il Parlamento ignorasse il richiamo della Corte costituzionale. In questo caso, troveranno personalmente me sul loro cammino».

Anche il relatore dem Bazoli si dice «sorpreso»: «Gli accordi presi in Ufficio di presidenza non sono stati rispettati – accusa puntando il dito contro il centrodestra -. Siamo in ritardo di un anno nell’approvazione. E nonostante questo, bloccano tutto. Spero – conclude – che la prossima settimana si possa depositare il testo base che, ribadisco, è una ipotesi, aperto ai contributi». Getta acqua sul fuoco, così come fa il suo collega Provenza, che si dice disposto ad accettare il testo base messo a punto da Trizzino perché, spiega, «sul tema del fine vita è importante che la politica dia risposte concrete a tutti quei cittadini che aspettano da tempo questa legge di civiltà».

Sta di fatto che, come il giorno prima nel caso della commissione d’inchiesta sulla magistratura, la maggioranza che sostiene il governo di unità nazionale mostra di nuovo tutte le sue crepe. E che, a sette anni e mezzo dal deposito della legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Coscioni e da Radicali italiani, il Parlamento sia ancora impantanato sul tema, sembra incredibile. «Attendiamo ora di sapere se ci saranno reazioni da parte dei capi dei partiti, per capire se in particolare Enrico Letta e Beppe Grillo o Giuseppe Conte continueranno a ignorare la questione – commenta Marco Cappato – Da parte nostra ci prepariamo a raccogliere le firme sul Referendum Eutanasia Legale, con l’obiettivo di una piena e non discriminatoria legalizzazione dell’eutanasia sul modello olandese».