Otto articoli e molte lacune: è il testo base della nuova pdl sulla «morte volontaria medicalmente assistita» depositata ieri alla Camera dal M5S.

«Si tratta di una bozza – hanno spiegato Perantoni e Lorefice, presidenti 5S delle commissioni Giustizia e Affari sociali – che può consentire a tutti i gruppi di dare concretamente il loro contributo su questo tema così controverso sul quale il Parlamento, ricordiamo , ha un dovere impellente di dettare una norma e il Paese l’assoluto diritto di pretenderla».

Soddisfatto per l’avvio dell’iter Marco Cappato (Ass. Coscioni), che però fa notare come il testo si limiti a riportare la decisione della Consulta sul processo Dj Fabo e non quella, successiva e ampliante, per Davide Trentini. E in questo modo esclude dal diritto al suicidio assistito chi è colpito da «sofferenze insopportabili e irreversibili ma senza dipendere da trattamenti salvavita, come ad esempio i malati di cancro. Si sancirebbe così una grave e incomprensibile discriminazione tra malati».

Spiega però Cappato che proprio per questo, «è con l’obiettivo di una piena e non discriminatoria legalizzazione dell’eutanasia sul modello olandese che dal primo luglio partirà la campagna di raccolta firme sul referendum di abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale, per il quale hanno già fornito la disponibilità a raccogliere le firme 2.200 volontari, promosso dall’Associazione Luca Coscioni con l’adesione al Comitato promotore di ArciAtea, Associazione Rolando Cecchi Pandolfini, Consulta di Bioetica ONLUS, Eumans, Libera-Uscita, Lista civica Milano Concreta, Partito Socialista Italiano, Più Europa, Possibile, Radicali Italiani, Sinistra Italiana, Volt, oltre a diversi Parlamentari, Consiglieri regionali e amministratori locali».

Nel testo mancano poi completamente le norme riguardanti le strutture dove i pazienti potrebbero ottenere assistenza.