Sventato, in Aula alla Camera, l’attacco della destra al progetto di legge sul suicidio medicalmente assistito. Con 262 voti contrari e 126 favorevoli, espressi a scrutinio segreto, come richiesto da Fratelli d’Italia, con il governo che non ha dato alcun parare ma si è rimesso all’Aula, sono stati bocciati gli emendamenti killer che sopprimevano l’articolo 1 del testo, quello sulle «finalità», che insieme all’articolo 3 costituisce il cuore della legge. Avrebbero quindi soppresso l’intero provvedimento. Un tentativo di cogliere l’onda negativa alzatasi negli ultimi tempi nei confronti di qualsiasi legalizzazione della «dolce morte», che comincia dalle parole di Papa Francesco e finisce con il verdetto della Corte costituzionale sull’omicidio del consenziente.

D’altronde, anche l’approdo in Aula, ieri sera a fine seduta, con una discussione durata appena mezz’ora e una sola votazione, è stato piuttosto un tentativo di voler battere il ferro finché caldo. La presenza massiccia in Aula, però, dei deputati del Pd (90,5%), di Leu (90,9%), del M5S (80%), di Iv (79,3%) e del gruppo Misto (37,3%) ha permesso di fermare l’attacco di Fd’I (presenze al 64,9%), Lega (42,9%), Forza Italia (37,5%) e Coraggio Italia (47,6%), gli stessi partiti che hanno votato nelle commissioni Giustizia e Affari sociali contro il testo licenziato sulle «Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita». L’esame e il voto degli altri circa 200 emendamenti riprenderà la prossima settimana, mercoledì 23 febbraio.

I due emendamenti identici bocciati ieri sera, che portano le prime firme di Alessandro Pagano della Lega e di Pierantonio Zanettin di Forza Italia, chiedevano, come detto, di sopprimere l’articolo 1, quello che introduce la disciplina sulla «facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita, alle condizioni, nei limiti e con i presupposti previsti dalla presente legge e nel rispetto dei princìpi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue».

E pensare che il testo unificato dalle commissioni era già una mediazione al ribasso che i relatori Alfredo Bazoli del Pd e Nicola Provenza del M5S hanno dovuto operare con il centrodestra per tentare di portare a casa la legge richiesta dalla Corte costituzionale nel 2019 con la sentenza “Cappato/Dj Fabo”. «In commissione in realtà si era creato alla fine un buon clima, ma ora è un po’ cambiato – riferisce al manifesto Nicola Provenza – ma il Parlamento ha la responsabilità di normare a tutti i costi, ce lo dice la Consulta e la grande quantità di firme raccolte per il referendum sull’eutanasia legale. E soprattutto dobbiamo farlo per evitare che ci siano abusi, in mancanza di una legge, come ha suggerito anche il presidente Amato». Il segretario del Pd Enrico Letta ha chiesto che l’iter ora sia spedito: «Copre il vuoto normativo che sta generando tante situazioni drammatiche».