Ignazio Marino vince la sua prima battaglia dentro Acea, imponendo una cura dimagrante di poltrone e compensi alla Spa che si occupa dell’acqua dei romani. Dopo un lungo braccio di ferro sulla data di convocazione del consiglio d’amministrazione, passata anche per le aule di tribunale e che i soci privati hanno dilazionato il più a lungo possibile, il sindaco ha ottenuto il passaggio del Cda da 7 a 9 poltrone e un taglio significativo della remunerazione per i suoi componenti (un tetto complessivo di 792 mila euro a fronte degli oltre 2 milioni spesi nel solo 2013). Passano i quattro nomi proposti dall’azionista di maggioranza Roma Capitale, Catia Tomasetti, eletta anche presidente, Alberto Irace, Elisabetta Maggini, Paola Profeta, mentre la multinazionale francese dell’acqua Suez ottiene due poltrone con Giovanni Giani e Diane D’Arras.

Ridimensionata la presenza di Caltagirone (potente gruppo immobiliare ed editore de il Messaggero), con una sola poltrona su cui siederà Francesco Caltagirone che non ha mai nascosto la sua antipatia per il centrosinistra in Campidoglio e che proprio su Acea, di cui vorrebbe acquisire nuove quote, è arrivato allo scontro con il Sindaco.

Via quindi l’attuale management per «giusta causa», nonostante i soci privati abbiano puntato i piedi di fronte alle proposte di Marino, dichiarandosi fortemente contrari al cambio di vertici così come alla riduzione dei compensi e delle poltrone. Suez e il Gruppo Caltagirone hanno parlato di «decisione politica» da parte del Campidoglio e di «danni per la società e i soci». Un altro degli azionisti di minoranza, Lupo Rattazzi ha così commentato l’esito del Cda: «Il vero motivo della sostituzione dell’ad Paolo Gallo è il non essere condizionabile dal Comune».

Con il nuovo assetto di Acea Marino porta a termine la cura dimagrante promessa in campagna elettorale e, dopo lo scontro durissimo tra Alemanno e il centrosinistra all’opposizione sulla vendita della municipalizzata dell’acqua, mette per il momento la parola fine alle voci di una privatizzazioni, assestando al contempo un colpo a uno dei «poteri forti» di Roma, ostile alla sua amministrazione. Il Campidoglio ha poi rimandato al mittente le accuse di spoil system, rivendicando invece le scelte dei nuovi membri del Cda come basate «sulle competenze e il curriculum».

Per nulla soddisfatti i comitati per l’acqua pubblica che hanno manifestato fuori dal centro congressi La Fornace dove si è svolta la riunione. «L’assemblea ha confermato come una Spa consideri l’acqua una merce qualunque e non un diritto umano, è stato infatti ribadito, proprio dallo stesso Marino, che il primo obiettivo dell’azienda è massimizzare i profitti, mentre Suez e altri azionisti privati ribadivano la necessità di fare scelte in linea con i desideri dei mercati», ha sottolineato il Comitato romano acqua pubblica. A far sentire la loro voce anche i lavoratori, a protestare sotto le finestre del CdA anche gli impiegati di Acea dell’Usb che ha descritto un’azienda ostaggio dei soci privati. Archiviato per il momento il dossier Acea per domani sarà un’altra giornata di fuoco per l’amministrazione: per la prima volta sciopereranno tutti assieme i dipendenti comunali che arriveranno in corteo in Campidoglio.