Barbara Masini, consigliera comunale e Pistoia e poi senatrice di Forza Italia, qualche tempo fa ha fatto coming out. Ieri al Senato ha fatto un intervento accorato sul Ddl Zan «Sarebbe un peccato se questa legge non passasse», ha detto Masini commossa. Poi ha denunciato che si eviti di parlare della legge per evocare spettri che non esistono. «Ho sentito molti interventi – spiega al manifesto – alcuni esprimono cose sensate, altri ancora parlano di cose che non c’entrano nulla col testo di legge. Non si parla del merito. Ma se si porta la discussione su cose che arrivano alla pancia della gente non si fa il bene del testo di legge».

Perché questa legge incontra tanti ostacoli?
Adesso la politica si fa sui social, in maniera superficiale. Si vuole dare un messaggio netto che non dia adito a troppe interpretazioni in modo da polarizzare l’opinione pubblica. È più facile dividere a metà tra bianco e nero e andare su frasi a effetto. La conseguenza è che non si riesce ad essere e qui nel valutare il merito.

Qual è il nodo centrale?
Non credo che una legge contro l’omotransfobia vada a ledere i diritti di qualcuno. La libertà di parola è sancita dalla Costituzione ma quella di vivere serenamente viene prima di tutto. I diritti naturali sono in cima alla piramide.

Dice però che sente un clima diverso rispetto a prima…
La mia è una posizione di difficoltà ma ho ricevuto massimo rispetto. Non ci sto che il centrodestra venga fatto passare in toto come un covo di omofobi. È vero che qualcuno ha tirato fuori argomenti che non c’entrano nulla ma ci sono state anche osservazioni tecniche puntuali. Siamo partiti dalla Camera dove si diceva che la legge non serve, che le norme ci sono già o che l’omofobia non esiste. Al Senato ho sentito parole di buon senso e di dialogare sulla situazione. Non dico che sono certa che si arriverebbe a un risultato, ma una disponibilità alla mediazione ci deve essere.

Non c’è il rischio che rimettendo mano al testo la legge si impantani?
Tutto sta nella modalità. Bisogna mettere sul piatto l’oggetto della mediazione, anche il centrodestra deve rinunciare a qualcuna delle sue posizioni e che non bisogna rinunciare alle cose fondanti. Se vi fosse in accordo andrebbe fatto alla luce del sole, i cittadini devono sapere su cos’è e allora sarebbe grave se il centrodestra ne approfittasse per boicottarlo alla camera.

In aula oggi ha raccontato la paura dell’omofobia: «Quando mia madre capì di me disse: ‘Ho paura per te’».
Anche se oltre il 50% dei cittadini si dice a favore al fatto che ci sia una legge che tuteli una comunità, la società italiana è una delle meno inclusive e più restie a riconoscere tutele e diritti. Se siamo al punto di ritenere che un omosessuale debba avere meno diritti di un eterosessuale come si fa a non avere paura? Quando ci si trova di fronte a una situazione strutturale che ancora non è matura come dovrebbe essere un paese civile, il legislatore deve fare la sua parte. In modo che la maggioranza dei cittadini si renda conto che c’è un problema. Io sono una persona fortunata per mia madre, che è una persona aperta e che ha solamente espresso timore per ciò che mi circonda. Ma se è così, se la società ti mette in condizione di aver paura, significa che c’è un problema.

Questa storia lascerà scorie nel rapporto con le altre forze del centrodestra?
Da parte mia l’atteggiamento è di dialogo, la mia è una posizione personale. Non penso di creare problemi a nessuno. Proprio per questo ho preferito mettere in chiaro che se mi trovassi a dover scegliere tra il sì o il no a questo testo voterei a favore. Detto ciò, il centrodestra è plurale più di quello che si crede. Se ognuno fosse chiaro per quello che sente davvero ci sarebbero meno problemi. Ma nonostante tutto sono fiduciosa, alla fine il buon senso prevarrà.