Oggi parliamo dei compiti a casa. Di come li fate. E con chi li fate. Perché alcuni giorni fa io e la maestra abbiamo incontrato i vostri genitori nell’assemblea ed è saltato fuori che molti di voi fanno fatica a fare i compiti. Ne parliamo? Cosa mi dite?

«A me piace fare i compiti. Io li faccio sempre». «Io invece di fare i compiti preferisco giocare, però dopo faccio anche i compiti». «A me non piacciono. A me non piace fare i compiti». «Neanche a me». «A me piace quando non ci sono i compiti da fare perché sono noiosi». «A me sa fatica fare i compiti». «Sono lunghi. Se sono corti, mi piacciono abbastanza. Se sono lunghi, non mi piacciono mai». «A me invece piace farli. Io li faccio appena vado a casa».

I genitori non hanno detto che sono troppi. Hanno detto che voi siete molto capricciosi. È vero? Cosa fate? È vero che prima di iniziarli a fare fate molti capricci?

«Sì. Perché all’inizio è sempre così. Non li voglio fare. Dopo però li faccio. Perché mia mamma mi costringe». «Io li faccio da sola e dopo mia mamma me li corregge. Poi me li corregge anche papà per sicurezza». «A me non piace farli perché ci metto troppo tempo». «Io li faccio prima di guardare la tv. Dopo invece guardo la tv. Per me sono facili. Però anche io all’inizio non ho voglia e non voglio mai iniziare. Allora mia mamma mi dice di sbrigarmi e io mi sbrigo subito». «Per me è una cosa bella fare i compiti perché i miei genitori mi chiedono sempre se li ho fatti e insomma, è una cosa mia, i compiti». «Quando siamo a mangiare insieme i miei genitori dicono sempre cosa hanno fatto al lavoro e cosa devono fare e anche io, con i compiti, dico che cosa ho fatto a scuola e quali compiti devo fare e insomma, con i compiti ho più cose da dire ai miei genitori». «A me non piace farli. Li odio». «Per me quando non c’è la scuola, uno non dovrebbe fare la scuola anche a casa, cioè fare i compiti. Deve essere libero di fare quello che vuole». «Per me no. Perché i compiti sono importanti». «Sono noiosi, i compiti».

Dunque, guardiamo chi dice che i compiti sono importanti e chi dice che non lo sono, va bene? Però mi spiegate bene anche le motivazioni. Mi dite anche perché.

«Per me sono utili perché è come un allenamento, come ci hai detto tu in prima e seconda, maestro. Come un allenamento di calcio o di pallavolo. Se tu non ti alleni a leggere, dopo sei meno bravo a leggere. Come se non ti alleni mai a pallavolo, dopo quando c’è la partita sei meno bravo». «Per me… Anche per me…. Cioè, a me i compiti non piacciono e non mi piace molto farli, questo lo dico subito. Però se sono facili, per me vanno bene. Ma facili, non difficili». «Per me non servono a niente perché… Perché quello che impari lo impari a scuola». «Per me sono troppi. Se sono pochi, per me va bene farli». «A me piacciono. Per me non sono troppi. Per me fare i compiti è molto divertente e istruttivo. A me piace. E’ come fare degli esercizi o dei giochi di intelligenza». «Anche a me piace fare i compiti, però più quelli di matematica invece che di geografia o storia o italiano». «A me piacciono le ricerche, ma gli esercizi no». «Per me la lettura va bene, leggere va bene, perché non fai proprio tanta fatica, però i compiti scritti potrebbero non esserci». «Per me non ci dovrebbe essere nessun compito. Se non ci fosse più nessun compito sarebbe un mondo miglior». «Io a fare i compiti mi stanco troppo». «Anche io. Faccio fatica. A scuola faccio meno fatica, a casa di più». «A me invece piace fare i compiti. Io se riesco a farli da solo mi sento orgoglioso». «Anche per me sono troppi. Io non sono contro i compiti, ma dovrebbero essere più… Cioè, meno, meno compiti, perché una giornata non è troppo lunga per farli tutti e dopo viene subito sera, soprattutto in inverno. Viene subito buio e noi bambini, tra la scuola e i compiti a casa, dopo va a finire che non abbiamo più il tempo per giocare o guardare la tv». «Per me i compiti devono essere pochi e facili, solo di ripasso, allora mi piacciono». «A me piacciono tutti i compiti. Però preferisco quelli pratici. Non quelli dove si deve leggere o scrivere». «Anche io, perché poi, quelli pratici, non mi sembrano neppure compiti ma dei giochi. Sono bellissimi».