Settembre 1973, sono passati 44 anni, sembrano secoli. E La battaglia dei sessi fa rivivere proprio un episodio incredibile ma vero, come avrebbe scritto la Settimana enigmistica. Billy Jean King (Emma Stone) è la tennista più forte del mondo, ha già mandato a farsi benedire la federazione tennistica Usa che conferisce premi otto volte maggiori agli uomini rispetto alle donne.
Ha creato un suo circuito di tornei, ha scoperto che preferirebbe accompagnarsi sessualmente con delle donne, ma non lo può fare né dire, poi ha dovuto accettare la sfida planetaria e in tv di Bobby Riggs (Steve Carell), maschio sciovinista, ex grande campione ormai un po’ in là con gli anni, ma esuberante al punto che riesce sempre a fare spettacolo sparando grosse stupidaggini sulla presunta inferiorità femminile.

Jonathan Dayton e Valerie Faris (coppia di autori che ci aveva regalato il delizioso Little Miss Sunshine) hanno preso la sceneggiatura del britannico Simon Beaufoy (che a sua volta aveva scritto Full Monty) e l’hanno trasformata in un film epocale, nel senso che musica, abiti, convenzioni, sono quelli veri dei primi anni ’70 consegnando all’immaginario una storia che sull’onda del movimento femminista, aveva fatto scalpore, almeno nel tennis statunitense e nella vita dei protagonisti. E forse non sono passati secoli se ancora oggi la parità economica di premi e retribuzioni per uomini e donne è lontana in molti settori.