Il periodo di tempo sospeso e di chiusura della scorsa primavera ha lasciato evidenti tracce nella vita quotidiana di molti artisti, A raccontare direttamente o trasversalmente il lockdown pandemico, ci si sono messi anche alcuni musicisti, molti di questi addirittura hanno anche cambiato modi e tempi di uscita dei loro album, già pronti nel pre-covid. Ciò vale anche per Fabrice Pascal Quagliotti, parigino di nascita, italiano d’adozione, vive da anni a Como, nonché fondatore dei Rockets, autori di un originale space-rock-elettronic di successo nei ’70 in particolare nel nostro paese. Profondo conoscitore dei segreti di tutti i sintetizzatori e tastiere in commercio, Quagliotti, in questo debutto solistico composto da quattordici canzoni, ha saputo percorrere su un unico binario suggestioni più disparate: dalle smaccate influenze kraut-rock filtrate dalla lezione di Jean – Michel Jarre e dal Bowie berlinese (la presenza di Frederick Rosseau, sodale di Vangelis come di Jarre si fa sentire), ad una vena più intimista esplorata attraverso melodie pop e dance di sicuro effetto.