Al netto, o al lordo, di un po’ di voglia di raccontarsi e di frivolezza, ho pensato che sia utile memorizzare l’esperienza fatta, dato che le nozze tra il sottoscritto e Paolo Oddi, avvenute nei giorni scorsi a Milano sono state preparate con vari ragionamenti e sono state accolte da una cerchia ricettiva e benigna più vasta di quello che ci aspettavamo.

È stata una unione civile multietnica celebrata a Milano ( ora di pranzo del sabato) e festeggiata poi nel cortile di casa. Multietnica perché officiata da una celebrante di origine africana, la ex consigliera comunale Ainom Maricos e testimoniata da due amiche Hanane e Seble anch’esse di origine africane: scelta voluta.

Ma andiamo con ordine. Prima di tutto la scelta di utilizzare la legge della unione civile.

Consigliatissima nel caso in cui almeno uno dei due partner abbia superato i 50 anni: è un po’ come un’assicurazione, i rischi vanno preventivati. Ma la consiglierei in tutti i casi di coppia consolidata anche giovane, salvo insuperabili difficoltà a fissare la residenza, che dev’essere comune. Comunque la pensiate sulla distanza tra questa legge e quella che vorremmo, è molto meglio che siamo in tanti a utilizzarla, dobbiamo far girare la ruota. (Tanto lo sapete che la eventuale separazione dell’unione civile è facile..)

Poi c’è la questione terminologica, molto curiosa : come si definiscono i partner della unione civile? mariti, mogli, coniugi, sposi, consorti? La legge non lo dice, non c’è un nome, una definizione ufficiale. Il mio…Paolo, da bravo avvocato, per cercare di stare coerente col senso della legge, mi chiamava «unendo»: ma adesso che siamo uniti, non sa bene neanche lui.

Rilassiamoci su questo punto, saranno gli altri, sarà l’uso comune a decidere. Se guardiamo a come si scrive (sui giornali, sui social), le parole matrimonio, nozze, sposi stanno già soverchiando l’unione civile. E l’uso di suocera e cognata si impone (altrimenti come diciamo? «La madre del mio unito civile»?).

Veniamo al tema celebrazione. Sono consapevole di avere un vissuto molto particolare sul tema, dato che 24 anni fa, come consigliere comunale, sono salito su un palco a sposare simbolicamente dieci coppie omosessuali, quindi ho il riflesso condizionato, per me è un atto pubblico, anzi quasi pubblicitario.

Certamente vanno rispettati i timidi che vogliono riservatezza. Ma se appena è possibile l’unione fatela pubblica , invitate gente, postàtela almeno. Ce n’è ancora bisogno, e i vostri amici, i vostri cari saranno entusiasti di essere coinvolti, più di quello che immaginate.

Vestitevi in modo particolare, e non necessariamente identici. Non dico di fare proprio come i poveri del mondo che generalmente si vestono da ricchi per le nozze. Ma persino io, che non lo faccio mai, mi son messo il completo con la cravatta.

Scegliete il/la celebrante, potete farlo. Nelle scorse settimane le circolari hanno definitivamente chiarito che il Sindaco può delegare a celebrare l’unione civile qualunque cittadino italiano maggiorenne, basta indicarlo agli uffici una decina di giorni prima.

E i testimoni possono essere anche non residenti in Italia. La scelta di celebrante e testimoni nel nostro caso è stata quella più importante, perché ha rappresentato un messaggio che volevamo dare, anche insistendo con gli amici di origine extracomunitaria (islamici e non) perché fossero presenti e visibili.

Nel bailamme nuziale, un po’ di enfasi sull’amicizia multitenica per contrastare tutte le fobie.