Sofia Abad, Rosanna Sirignano e Nicola Di Mauro: tre nomi che al pubblico non dicono nulla. Per il momento. Ma le premesse del loro progetto ci sono tutte perché in un futuro non troppo lontano si parli dell’idea pionieristica di tre ragazzi che hanno deciso di raccontare l’Islam in un talk-show, decostruendo i suoi mille stereotipi. Per farlo hanno scelto un teatro, YouTube, e un nome, #TalkWithMe, che strizzano l’occhio alle nuove generazioni per modernità e coraggio. Sofia è nata a Napoli da genitori marocchini e cresciuta in provincia di Caserta; ho studiato Scienze delle lingue, storia e culture del Mediterraneo e dei Paesi islamici, Rosanna è avellinese ma ha vissuto per un lungo periodo in Siria, dove ha studiato l’arabo e il mondo islamico, mentre Nicola, dottorando all’Orientale di Napoli, si occupa di musulmani in Italia, Islam contemporaneo e migrazioni, ma ora vive in Marocco, dove è ricercatore.

Perché è necessario spiegare l’Islam?

Più che spiegare, vogliamo interagire con i musulmani; ecco anche la ragione del titolo: il contatto e lo scambio diretti abbattono qualsiasi muro di incomprensioni.

Com’è nato #TalkWithMe?

Abbiamo avvertito la necessità di superare una narrazione sbagliata sui musulmani, spesso raccontati come un corpo estraneo alla società italiana. O addirittura come in un perenne stato di emergenza, qualcosa da tenere alla porta. Vogliamo spingere le persone fuori dagli ingranaggi dell’eccezionalità, raccontando una vita fatta di aspettative, conflitti, speranze e contraddizioni. #TalkWithMe fa parte di un progetto transmediale internazionale, Rights under the Veil, ideato a Berlino da Roberta Chimera, Lidia Cangiano e Johara Bellali. Il loro programma mira a contrastare la crescente islamofobia, facendo luce su un fenomeno poco conosciuto: il femminismo islamico. Velo e condizione della donna musulmana sono le questioni sulle quali più si concentra il dibattito pubblico, quando non si occupa di terrorismo. Quindi è necessario parlare di questi temi da un punto di vista femminile, antisessista e antirazzista: un vero e proprio ribaltamento della prospettiva.

Chi sono i principali responsabili di un’immagine di Islam così fuorviata?

Preferiamo parlare di musulmani: l’Islam è un’entità complessa, non una persona con la quale costruire un rapporto. Per rispondere alla tua domanda, la lista dei responsabili è lunga: dai media a quelli che sono stati definiti imprenditori politici della xenofobia . Chi contribuisce a questa rappresentazione univoca seleziona le informazioni in base all’idea preconcetta che vuole diffondere: ad esempio, il musulmano come fondamentalista e potenziale terrorista. Le motivazioni sono diverse; probabilmente si vuole rappresentare le minoranze come subalterne, per giustificarne le disuguaglianze. E in questo momento i musulmani in Europa sono la minoranza per eccellenza.

A che punto è l’integrazione islamica nel nostro Paese?

La comunità musulmana italiana è formata da persone che hanno vissuto l’esperienza migratoria più o meno direttamente; questa è la ragione per cui l’integrazione si intreccia con altre questioni come la cittadinanza o il pieno godimento dei diritti previsti dall’ordinamento statale. Dal nostro punto di vista sarebbe meglio prendere in considerazione la dimensione sociale, lavorativa, le condizioni materiali e le vite, singole e collettive.

Perché non un libro per raccontare i musulmani in Italia?

Il nostro obiettivo è l’immediatezza e l’efficacia; anche per questo abbiamo scelto di dirigerci su Youtube. Cerchiamo di arrivare agli ambienti extra accademici con un format fruibile da tutti. Ma non è detto che un giorno non proveremo a raccogliere le nostre tesi in un libro.

Quando andrà online la prima puntata?

Ci stiamo lavorando proprio in queste settimane. Speriamo di essere pronti con i materialia subito dopo l’estate.

Come sosterrete i costi di produzione dello show se ce ne sono?

Per il momento siamo concentrati sul debutto. Successivamente cercheremo fondi per coprire le spese di produzione.