Non è bastato un anno a Davide Casaleggio per risolvere i problemi di affidabilità dei siti del movimento, segnalati dal garante della privacy già nel dicembre 2017. Alla successiva verifica del novembre dell’anno scorso, malgrado due proroghe chieste e ottenute nel corso dell’anno, sono stati riscontrati alcuni passi in avanti ma anche la persistenza di gravi violazioni al regolamento europeo sulla privacy. Per questo il garante ieri ha deciso di far scattare una multa di 50mila euro ai danni dell’associazione Rousseau, che da quando Beppe Grillo ha portato fuori il suo blog personale (sul quale non prevede più la registrazione degli utenti) è la responsabile del trattamento dei dati riservati raccolti dal movimento 5 stelle. Oltre alla multa sono arrivate nuove raccomandazioni, alle quali conformarsi in un periodo che va dai 10 ai 120 giorni. Altrimenti scatteranno nuove multe.

È un brutto colpo per Casaleggio – presidente e rappresentante legale dell’associazione che ha solo quattro soci – anche di immagine. Perché la piattaforma che si presenta come all’avanguardia, addirittura «un laboratorio osservato in tutto il mondo, un progetto che va oltre i confini nazionali» (lo ha detto ieri Enrica Sabatini, una dei quattro soci) è accusata di non garantire la segretezza del voto, di non permettere la tracciabilità delle operazioni svolte dagli amministratori, addirittura di utilizzare un software vecchio che non viene più aggiornato dal 2013 e che di conseguenza risulta vulnerabile agli attacchi informatici.

L’obsolescenza della piattaforma Cms è tanto più clamorosa se si pensa che l’assistenza è venduta al costo di qualche centinaio di dollari l’anno, e l’associazione riceve versamenti mensili da tutti i parlamentari 5 Stelle per circa 100mila euro. Casaleggio nel frattempo annuncia l’imminente passaggio al voto via blockchain, parla di cittadinanza digitale e gli eletti grillini propongono di studiare il voto elettronico anche per le elezioni nazionali. Rispetto alla prima ispezione del 2017, il garante ha trovato un miglioramento: i numeri di telefono degli iscritti che partecipano alle votazioni online non sono più conservati accanto ai dati della votazione. L’identificazione dell’elettore è però ancora possibile, fino alla «certificazione» da parte di un notaio e alla cancellazione, dall’Id dell’elettore. Nel provvedimento emesso ieri si legge che «gli addetti tecnici alla gestione della piattaforma e, in particolare, coloro che svolgono la funzione di Data Base Administrator, pur individuati tra persone di elevata affidabilità, sono comunque tecnicamente in grado di accedere (…) ai dati relativi alle espressioni di voto mantenendo una capacità d’azione totale sui dati». Non solo, le chiavi di acceso di questi amministratori sono condivise, pratica che viola le più elementari norme di prudenza, anche perché continua ad essere «esclusa la possibilità di verifiche ex post delle attività compiute» dagli amministratori. Che possono così accedere ai dati senza lasciare traccia. In conclusione secondo il garante non è garantita «l’integrità, l’autenticità e a segretezza delle espressioni di voto». Di più «sussistono forti perplessità sul significato da attribuire al termine “certificazione” riferito dal titolare del trattamento all’intervento di un notaio» visto che «le caratteristiche dello strumento informatico utilizzato» non consentono di svolgere «alcuna significativa verifica su dati che sono tecnicamente alterabili in pressoché ogni fase del procedimento di votazione e scrutinio».

Proprio ieri fino alle 22.00 si è svolta la seconda fase delle votazioni online per la selezione dei candidati alle elezioni europee. Sul blog dei 5 Stelle si sono registrate diverse proteste di iscritti che non riuscivano a votare. E nelle stessa giornata, Casaleggio ha denunciato in procura la creazione di profili falsi sulla piattaforma, corrispondenti però a persone realmente esistenti. Avrebbero votato alterando i risultati del primo turno, che di conseguenza sono stati «ripuliti». Resta, nello statuto, un’unica certezza: chiunque vincerà online, Di Maio potrà scegliere i capilista che vuole.