Per una delle nomine più delicate dopo lo scandalo che lo ha semi travolto un anno fa, il Csm si divide e un’inedita convergenza tra i consiglieri togati della corrente di sinistra e tutti i consiglieri laici eletti dal parlamento – di destra e dei 5 Stelle – manda l’ex presidente dell’Autorità anti corruzione Raffaele Cantone alla guida della procura di Perugia. Che non è l’ufficio di semi periferia che può sembrare, ma la sede inquirente che ha competenza nelle indagini che coinvolgono i magistrati del distretto giudiziario confinante: Roma. Dunque passa nelle mani di Cantone l’inchiesta scaturita dalle conversazioni intercettate di Luca Palamara, l’ex presidente dell’Associazione magistrati e membro del Csm al centro di mille trame segrete, ma con un microfono della Guardia di finanza nel telefono.

In favore di Cantone hanno votato i cinque consiglieri di Area più sette laici su otto (non ha votato come da prassi il vice presidente Ermini). La corrente di Piercamillo Davigo, invece, compreso Nino Di Matteo che gli è vicino ma non aderisce, ha votato assieme a Magistratura indipendente (destra) per Luca Masini, procuratore aggiunto di Salerno. Astenuti i tre consiglieri della corrente di centro Unicost. Di Unicost e di Mi sono i magistrati intercettati nelle conversazioni con Palamara durante le quali si organizzavano cordate per favorire o contrastare nomine e incarichi decisi dal Csm.

Nel corso del dibattito nel plenum del Consiglio, Di Matteo ha detto che «l’incarico all’Anac (l’autorità anti corruzione, ndr) ha una fortissima connotazione politica» che si è «perfino accentuata quando per più volte Cantone è stato indicato come possibile premier della nuova compagine governativa», e dunque «non è opportuno che vada a dirigere proprio quella procura competente su ipotesi di reato che riguardano i rapporti tra magistrati e politici vicini o appartenenti alla stessa compagine politica decisiva per la nomina all’Anac». Il riferimento è evidentemente ai due politici più coinvolti nelle conversazioni con Palamara, Luca Lotti che è stato il braccio destro di Renzi ed è adesso deputato del Pd, e Cosimo Ferri, personalità forte di Magistratura indipendente e deputato del partito renziano Italia viva.

Fu proprio Renzi a scegliere Cantone alla guida della neo istituita Anac nel 2014, quando il magistrato che era stato inquirente anti camorra a Napoli era in carica come consigliere di Cassazione. Fuori ruolo per cinque anni, Cantone è rientrato in magistratura a ottobre scorso, dopo essersi dimesso dall’Anac a luglio in anticipo e non senza polemiche con il governo Lega-5 Stelle. Cantone ha allora fatto domanda per tre incarichi direttivi, oltre a Perugia che gli è stato assegnato ieri (il più prestigioso) anche Frosinone e a Torre Annunziata. In una chat tra Palamara e Ferri pubblicata recentemente dai giornali ma risalente a un periodo addirittura precedente alle dimissioni dall’Anac, proprio Ferri e Palamara parlavano del possibile incarico di Canone a Perugia come qualcosa «da evitare assolutamente». La circostanza è stata fatta notare nella relazione del Consigliere del Csm Suriano, di Area, che ieri ha proposto la nomina a Perugia.

«Non discuto la professionalità di Cantone – ha replicato nel corso del plenum del Csm Piercamillo Davigo – ma quello che fa infuriare i magistrati sono le scorciatoie. Non si passa direttamente da un incarico fuori ruolo a un incarico direttivo». Non lo dicono le norme in vigore ma lo prevede, tra l’altro, proprio la bozza di riforma del Consiglio che il ministro Bonafede ha sottoposto martedì ai magistrati e agli avvocati e sulla quale c’è un accordo «di massima» nella maggioranza. Il nuovo testo introduce un intervallo obbligatorio di due anni perché un magistrato possa passare da un incarico fuori ruolo – come quello di Cantone all’Anti corruzione – a un incarico direttivo. Un intervallo di quattro anni è invece previsto per chi conclude il mandato al Csm. Cantone è formalmente rientrato da soli otto mesi.

Decisivi per l’assegnazione dell’incarico a Perugia sono stati i voti unanimi – ed è la prima volta – di tutti i consiglieri laici, anche di quelli di destra. Per il consigliere indicato dalla Lega Cavanna «un magistrato che torna da un incarico fuori ruolo non può essere solo per questo considerato un prosciutto». Per il consigliere di Forza Italia Lanzi, Raffaele Cantone è da considerare «un gigante». a. fab.