L’incontro si svolge alle 9 di mattina alla sede del Nazareno. Dura meno di mezz’ora. Il segretario Nicola Zingaretti ha convocato Luca Lotti, l’ex braccio destro di Matteo Renzi, che dal canto suo lo aveva cercato la sera prima chiedendo di parlargli di persona.

A SUSSURRARE che il Pd «faccia chiarezza» sulle cene con i magistrati dell’ex ministro e del sottosegretario forzista Cosimo Maria Ferri, leader di Magistratura indipendente – corrente di destra – e oggi deputato renziano del Pd, sono in molti. Per gli inquirenti, va sottolineato, i due esponenti politici non hanno commesso alcun reato. Ma la vicenda è delicatissima. I 5 stelle fin qui nell’angolo ora attaccano a palle incatenate, reclamano una riforma del Csm alla loro maniera, «il giro di vite». Il ministro della Giustizia Bonafede chiede di essere ricevuto al Colle per rappresentare il suo «allarme». Nel frattempo il viceministro Salvini prende la palla al balzo dell’inchiesta su alcuni membri del Csm per mettere sotto accusa, con tanto di black list, i magistrati che si occupano di migranti. Un regalo insperato per una maggioranza traballante e a un passo dall’esplosione. E per il Pd che si prepara ai ballottaggi, appena uscito vivo dalle elezioni europee, un vero autogol. Nel gruppo dirigente dem nessuno parla, nessuno vuole rischiare di provocare nuovi polveroni.

GLI UNICI A ALZARE la voce, mercoledì, e a strattonare vigorosamente il segretario per la giacca sono stati due ex magistrati: il neo-europarlamentare Franco Roberti, ex capo dell’antimafia, e lo scrittore Gianrico Carofiglio, che chiede «un passo indietro, o di lato, per andare altrove» ai due colleghi.

«L’INCONTRO ERA FISSATO da tempo», viene spiegato dal Nazareno. Nel primo, vano, tentativo di sfiammare l’attenzione sul faccia a faccia. Che doveva restare riservato. Poi però viene fatta circolare la notizia della «totale solidarietà» espressa dal segretario verso l’ex ministro. Ed è qui che il Nazareno, con una mossa inedita ma inequivocabile, compie la prima concreta presa di distanza. Fonti della segreteria smentiscono: «Nessuna solidarietà, il segretario Zingaretti nell’incontro di questa mattina ha solamente ascoltato le argomentazioni e la ricostruzione dei fatti dell’onorevole Lotti».

ALLE COMUNICAZIONI INFORMALI segue una nota ufficiale, ugualmente fredda: vi si annuncia l’incontro e i contenuti. «Nel corso del colloquio il segretario ha chiesto all’onorevole Lotti spiegazioni e chiarimenti circa le indiscrezioni uscite in questi giorni sugli organi di informazione relativi alle inchieste che riguardano la magistratura e il Csm». Prosegue: «L’onorevole Lotti ha ribadito quanto già ieri comunicato e cioè l’assoluta certezza di aver avuto comportamenti corretti». La conclusione non è certo di « totale solidarietà»: «Il Pd non può che ribadire l’assoluta fiducia nell’indagine della magistratura che dovrà accertare la verità e le responsabilità individuali perché non rimangano ombre e sospetti su temi così delicati. Si vada dunque avanti nelle indagini. Il Pd sosterrà, con fiducia, questo lavoro di investigazione e di ricerca della verità».

DAVANTI A ZINGARETTI Lotti è determinato: non c’è nessun reato, il Csm è formato da membri togati e membri laici, cioè di nomina politica, è la Costituzione a prevederlo e lecito che un parlamentare faccia il suo mestiere. Che l’indagato Palamara, leader della corrente Unicost e ex capo dell’Anm, volesse – presuntamente – sfavorire nelle nomine i magistrati che si erano occupati del caso Consip e delle indagini sulla famiglia Renzi non entra nel discorso. Ma l’operato dei politici non è reato, parlare di ombra da fugare è un cedimento al populismo giudiziario, è il senso del discorso dell’ex braccio destro di Renzi. Che poi ex non è più. I ben informati lo descrivono come riavvicinato rapidamente al senatore di Scandicci. E rispetto alla corrente fondata nel Pd, Base riformista, l’opposizione «realista», in una posizione almeno momentaneamente più distaccata.