Sulla molletta che gli tura il naso Bobo Rondelli non può detenere il copyright. Invece la cuffia da piscina calata fino agli occhi, perché “c’è il rischio di trovarsi a nuotare in un mare di m…”, è solo roba sua. Di un convinto sostenitore di Buongiorno Livorno. Anche di un figlio di una città che non è mai stata conquistata dalla destra. Va da sé che il suo cliccatissimo video su instagram, dal titolo “Spottelettorale”, a favore del Pd in vista del ballottaggio di domenica, è una spinta a Luca Salvetti nella corsa al Palazzo Comunale.

Il giornalista di Tele Granducato, scelto dal Pd labronico e dai suoi alleati non senza qualche fibrillazione (“non è del partito…”), parte con un buon vantaggio potenziale, visti i risultati del primo turno quantificabili in 28.503 voti, pari al 34,2%. Il suo avversario di domenica Andrea Romiti, sostenuto da una destra compatta, ha invece preso 22.201 voti, pari al 26,6%. Seimila voti di differenza non sono pochi. Al tempo stesso in città non si è dimenticato quanto accadde cinque anni fa, con il Pd in testa in prima battuta ma alla fine sconfitto da Filippo Nogarin. Per giunta, rispetto al 2014, il 26 maggio scorso il Pd ha perso più di 5mila voti.
Come logica conseguenza, queste due settimane di campagna elettorale supplementare sono state contraddistinte dalla caccia ai voti degli esclusi dal ballottaggio. In questo contesto, all’interno del Pd si è però riaffacciata la sindrome del marchese del grillo (“io sono io e voi non siete un c…”), che tanti danni ha già provocato, e potrebbe ancora provocare.

Ad esempio, di fronte a un voto pentastellato che ha visto Stella Sorgente conquistare 13.661 preferenze (16,4%), solo uno come Andrea Romano poteva uscire così: “I livornesi hanno punito cinque anni di malgoverno e arroganza di Nogarin”. Frase che ha fatto saltare sulla seggiola Mario Cardinali, anima del Vernacoliere, pronto a replicare: “I Cinque Stelle hanno fatto anche buone cose, e il ‘Noga’ non è uno sciocco”. Alla fine però lo stesso Cardinali ha fatto capire qualcosa: “Il prossimo numero del Vernacoliere lo dedicherò all’antifascismo”.

Più sottile ma altrettanto miope l’atteggiamento piddino nei confronti di Buongiorno Livorno, in grado con Potere al popolo di ottenere quasi 12mila voti (14,3%). In assemblea quelli di Bl avevano deciso di chiedere al Pd l’apparentamento. Proposta rifiutata: “L’apparentamento – raccontano gli attivisti Bl – ha ricevuto il no di Salvetti, perché il numero dei consiglieri del Pd sarebbe diminuito di due unità, all’interno di una maggioranza di venti seggi. Con grande rammarico ne prendiamo atto. Ciononostante rinnoviamo l’indicazione di voto per il candidato del Pd”.

Una indicazione che il giovane, preparato (e potenziale sindaco in futuro) Marco Bruciati ha declinato così: “Credo che Livorno abbia ancora nel suo dna la difesa di certi principi e di certi valori. Il 9 giugno, alle urne, ciascuno cerchi di difenderli, nel modo che ritiene più opportuno”. Concetto molto simile a quello di Rifondazione (“mobilitazione contro le destre, nel rispetto delle modalità che le aggregazioni di sinistra e/o civiche di cui facciamo parte riterranno più opportune”), che insieme a Sinistra italiana non è andata oltre il 3%.

Quanto a Potere al popolo, che in coalizione con Bl ha preso il 5%, è stata lasciata libertà di scelta. E comunque due giorni fa, a firma Pap, sono stati affissi sei striscioni contro Andrea Romiti, in altrettante zone della città.

Si va da “Nega Romiti” a “Livorno è figlia unica, no Fratelli d’Italia!”. “Non è una indicazione di voto – ha puntualizzato la giovanissima e già popolare Aurora Trotta, che pure entrerebbe in consiglio se Salvetti vincesse – si tratta di una campagna di sensibilizzazione contro ogni politica di destra”.

Per certo, a occhio, domenica Luca Salvetti parte favorito. Anche se fin d’ora dovrà pensare ai 50mila concittadini (su 135mila) che già il 26 maggio hanno disertato le urne. Delusi, disillusi, schiacciati dalla sempre più difficile vita quotidiana in una Livorno area di crisi industriale complessa, con 30mila fra disoccupati e precari. Una città in maggioranza antirazzista e antifascista, certo, ma anche stanca di tante promesse poi non mantenute.