Chi mi spiega perché Filippo Maria viene chiamato il terribile? Cosa vuol dire terribile? Perché è terribile? In che senso?

«Per me è terribile perché è un bullo. Vuole avere ragione. Poi si vuole far vendetta da solo».

Bene. Parlatemi bene del suo aspetto e del suo carattere…

«Ha i capelli rossi». «È un bambino di sei anni. Non è tanto alto. È magro». «Lui ha sempre una cresta, davanti, nei capelli. Lui è… vestito bene». «Il carattere è insopportabile, per me. Però è anche simpatico. Non fa la spia». «Per me lui è un monello perché vuole essere sempre al centro dell’attenzione. Lui… fa ridere gli altri per stare al centro dell’attenzione. Fa arrabbiare il maestro Giuseppe. Poi… Poi lui fa degli sgambetti, dà delle spint, degli spintoni ai suoi compagni…. Usa troppo le mani». «Lui fa la vendetta». «Sì, perché se per caso qualcuno gli fa uno sgarbo, lui non lo dice al maestro Giuseppe come gli altri bambini e poi ci pensa il maestro Giuseppe a rimettere tutto in ordine e a dare le punizioni a chi gli ha fatto uno sgarbo… Perché lui è… Come si dice?» «Lui è nervoso». «Irascibile. Vuol dire che si arrabbia subito». «Infatti. E dopo, lui fa che gli dà un pugno o un calcio a chi gli ha fatto un dispetto». «Per me ha un brutto carattere. Bruttissimo». «Per me il maestro Giuseppe è troppo buono». «Per me… Filippo Maria è strano perché non ha capito bene come ci si comporta a scuola. Lui è monello. Lui è come se è sempre nervoso, se sta facendo come una gara con gli altri suoi compagni e compagni di classe, invece la scuola non è una gara». «Poi non si vince niente». «I voti». «Sì, ma i voti non sono niente». «Però io preferisco prendere dei bei voti invece che dei brutti voti». «Però Filippo Maria non ha dei brutti voti, per me. Per me lui è furbo».

Bene, mi avete detto soprattutto delle cose negative su Filippo Maria. Adesso vi chiedo se per caso ce ne sono anche di belle, di positive….

«Per me è un po’ monello, per me, e questo è brutto. Però una cosa buona è che lui è abbastanza simpatico. Anzi, a me è molto simpatico perché mi fa abbastanza ridere». «Poi è anche buono, per me. Perché quando Filippo Maria ha cambiato il voto che gli aveva dato il maestro Giuseppe sul diario con un voto più alto, come ha detto al maestro, non è stato per fare una cosa brutta, perché… Perché lui voleva mettere un voto più alto sul suo diario e ha cancellato il voto più basso del maestro perché lui… voleva che i suoi genitori erano più felici e infatti è vero che i genitori sono più felici se il figlio prende un voto più alto che basso». «Sì, ma lui non l’aveva preso! Ha sbagliato!» «Per me una cosa simpatica di Filippo Maria è che lui non fa la spia». «Poi… Non so… A me sembra che lui sia coraggioso. Non ha paura. Neanche del maestro, mi sembra. Questa è una cosa bella o brutta? Per me…. Non so ma per me è abbastanza bella». «Anche per me lui è simpatico». «Poi lui è un po’ piccolo, per me… Allora, a me, lui fa un po’ di tenerezza…» «A me questo libro è piaciuto però io non ho capito bene come hai fatto a scriverlo, maestro. Insomma, mentre lo leggevi e ci pensavo mi chiedevo sempre se lui era stato un tuo alunno».

Ho avuto un alunno che si chiamava così. Ma poi in questo personaggio ci ho messo un po’ le caratteristiche di tutti i bambini e le bambine più monelli che ho avuto in tanti anni che insegno alla scuola primaria: ve l’ho già detto.

«Però a me sembra che il maestro Giuseppe, quello di Filippo Maria, non te, non ci assomiglia molto a te perché lui ha i capelli più lunghi e si veste anche in un modo un po’ divreso». «A me invece sembra abbastanza uguale». «Per me il maestro del libro è diverso perché è un po’ anche più magro, mi sembra, almeno nelle illustrazioni sembra un po’ più magro di te, maestro…» «Però parla un po’ uguale. Sì, un po’ uguale e un po’ diverso».

Quali sono le parti del libro che vi piacciono di più? Perché?

«A me quando fa lo scherzo ai suoi amici a catechismo e dice a tutti che il maestro è morto. Anche se è uno scherzo un po’ strano che non piace tanto al maestro Giuseppe». «Per me quello del compito. Che si fa promettere dal maestro che se lui non ha fattoi niente, non gli dà una nota. Poi dice che lui non ha fatto il compito».