Chi è che mi descrive la porta della nostra aula? «È bellissima!». «Noi… Noi quest’anno, il primo giorno di scuola, abbiamo visto che sulla porta dell’aula, tu e la maestra avevate scritto una frase in stampatello maiuscolo… Avevate scritto: E ora i grandi siamo noi. Allora dopo ne abbiamo parlato e abbiamo iniziato il lavoro». «Noi siamo i più grandi perché quest’anno siamo in classe Quinta e perciò siamo i più grandi della scuola. Perché il prossimo anno non saremo più a scuola qui. Speriamo. Se siamo tutti promossi».

«Noi siamo molto felici di essere in Quinta. Però io sono dispiaciuto perché questo è l’ultimo anno qui alle scuole elementari e ho un po’ di paura per il prossimo anno alle scuole medie perché spero di farcela». «Per me alle medie ci sono più compiti, ma noi siamo anche più grandi e più bravi». «Io non vedevo l’ora di essere in Quinta perché era da quattro anni che speravo di arrivarci e finalmente adesso sono in Quinta». «Per me la Quinta è una classe un po’ difficile perché mia mamma mi ha detto che ci sono più compiti e anche le materie sono più difficili e insomma, c’è più da studiare».

Non mi state dicendo come è continuato il lavoro sulla nostra porta…. «Ah, già. Dopo che abbiamo fatto la discussione sulla frase che tu e la maestra avevate scritto, noi abbiamo cominciato… Noi abbiamo…». «Voi ci avete dato le foto in bianco e nero di quando noi eravamo in Prima classe. Dei primi giorni di scuola. Dei primi giorni che eravamo in questa scuola. Avevamo sei anni». «Io cinque». «Per ricordarci che prima eravamo piccoli». «Per ricordarci che adesso siamo diventati grandi e abbiamo dieci anni o undici, invece prima, fino a qualche anno fa, eravamo ancora piccoli, piccolissimi».

«Io mi ricordo che in Prima quando sono venuto qui la prima volta, per poco mi veniva a piangere». «Anche io. Avevo paura che i miei genitori mi lasciavano. Non volevo stare da solo a scuola». «All’inizio è sempre così, ma dopo ti abitui». «A me non mi sembra vero che è già passato così tanto tempo!». «Noi abbiamo visto le nostre foto. Abbiamo fatto gli sfondi colorati alle nostre foto, alle facce». Io ero felice di venire a scuola e sono felice anche adesso. Io non so come farò quando non sarò più in questa scuola. Io spero di sopravvivere». «Comunque dopo abbiamo attaccato le nostre foto colorate di quando eravamo piccoli alla porta e abbiamo decorato la scritta. È diventata bellissima, per me». «Sì. È bella. È un bel ricordo».

Abbiamo parlato del fatto che ad essere i più grandi ci sono dei privilegi e delle responsabilità…. Mi sapete spiegare cosa sono? «I privilegi sono dei vantaggi. Per esempio siamo noi che possiamo scegliere il campo in cortile. Il gioco da fare». «Ma non sempre. Solo qualche volta. Perché ci sono anche gli altri». «I più grandi sono più intelligenti. Sono anche più forti dei piccoli. Comandano». «Per me i privilegi sono le cose migliori». «I privilegi sono dei vantaggi che tu hai. Delle cose migliori. Dei vantaggi. Delle…». «Invece le responsabilità sono che tu non ne puoi approfittare, anche se sei più grande. Perché devi dare l’esempio. I più piccoli ti guardano e se tu fai una cosa brutta, loro magari dopo ti copiano e insomma, la colpa non è loro che sono piccoli, ma è tua che sei grande e gliela hai insegnata». «Però è anche colpa loro. Perché loro non dovevano farla ugualmente!».

«Però c’è un’altra responsabilità: tu, ai più piccoli, non puoi fargli male perché sei più forte e se tu dai un pugno a uno di prima gli puoi fare molto male, invece se uno di prima dà un pugno a te che sei in quinta, non ti fa niente o quasi niente. Fa ridere, per me. Fa solo un po’ di solletico». «Per me le responsabilità sono gli esempi buoni che tu devi dare». «Poi se un grande e un piccolo bisticciano, la colpa è sempre di quello grande perché tutti danno sempre la colpa a chi è più grande anche se lui magari non ha colpa e questo, però, per me non è giusto». «Però i più grandi hanno anche la responsabilità che devono capire di non farsi male, devono cercare di sopportare i più piccoli, andare d’accordo con loro, cercare di accontentarli. Insomma, non possono approfittare dei più piccoli solo perchè sono piccoli».