Dice Giuseppe Conte: «Da parte del Movimento 5 Stelle nessun passo indietro: sarà il governo a fare un passo avanti, verso di noi». Ma la verità è che lo scontro col resto della maggioranza sulle spese militari è ancora in corso. E che da un semplice ordine del giorno potrebbe tracimare al Decreto Ucraina e in futuro sul Def.
QUASI TUTTI gli attori in campo dicono che il governo non avrà problemi e che tutto in qualche modo rientrerà. Lo affermano dal Pd, dove lavorano affinché le cose non precipitino. Lo dice il leader M5S Giuseppe Conte, che ha assicurato di non volere una crisi ma ha precisato che questo delle armi non è uno dei temi fondativi attorno ai quali il governo è nato (lo erano la pandemia e il Pnrr). Tradotto, significa che secondo i 5 Stelle il tema va affrontato dal parlamento ma non che non si aspetta che venga posta la fiducia su una questione che non compare nel contratto di governo che ha portato Mario Draghi a Palazzo Chigi. La mediazione potrebbe arrivare con un ordine del giorno unitario che smarchi la maggioranza da quello di Fratelli d’Italia sul 2% del Pil alle spese militari e che magari il raggiungimento di quella soglia venga definito come obiettivo da raggiungere con gradualità.
È IMPOSSIBILE leggere tutto questo senza gettare un occhio alle convulse vicende interne del M5S che ieri ha celebrato l’ennesima votazione sul nuovo corso, questa volta proprio sulla figura di Conte. Al netto di tutti i dubbi sulla regolarità della consultazione, visto che i motivi che hanno condotto alla sospensione da parte del tribunale di Napoli di regole e cariche sono ancora tutti lì, Giuseppe Conte ha bisogno di acquistare maggiore legittimità politica: «Mi aspetto che la comunità M5S faccia una scelta chiara e forte – dice nel pomeriggio – Abbiamo bisogno di andare avanti con forza, determinazione e coraggio». Alla vigilia del voto aveva detto che non si sarebbe accontentato di maggioranze risicate e che non avrebbe avuto problemi a farsi da parte.
LA SFIDA simbolica sui numeri di Conte si è giocata su due livelli. C’è quello più evidente, che riguardala percentuale di gradimento, un dato che ai vertici danno per scontato. Poi c’è il dato sull’affluenza alle urne digitali di SkyVote: la volta scorsa, anche se si votava per un giorno solo, non è stato raggiunto il quorum della maggioranza qualificata e per ribadire il voto sullo statuto c’è stato bisogno di due convocazioni. A cinque ore dalla fine della consultazione, trapelava che la soglia psicologica dei 50 mila votanti era stata oltrepassata.
INCASSATO il voto, Conte oggi incontrerà Mario Draghi. Cercherà di rafforzare il suo posizionamento da interlocutore unico per conto del M5S del governo e di pungolo della maggioranza che lo sostiene. Incrociando la questione degli armamenti con quella della sua leadership, Conte cerca di far passare l’idea che i 5 Stelle siano rigenerati, avendo rotto con le debolezze organizzative del passato, ma che abbiano mantenuto la spinta al cambiamento delle origini. L’idea è insomma quella di presentarsi al tempo stesso sia come innovatore che come custode dell’idealismo delle origini. Una posizione, quest’ultima, pericolosamente presidiata da Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio. Anche per questo ieri l’avvocato ha convocato tutti i rappresentati dei comitati tematici per discutere di temi prioritari e radicamento nel territorio.
ANCHE SE il suo nome non viene mai evocato espressamente, nella rappresentazione di Conte chi frena il cambiamento e al tempo stesso cerca un esito moderato del M5S è Luigi Di Maio. Il convitato di pietra di queste giornate, colui il quale sfoggia la sua versione atlantista e governista, viene raffigurato come chi ha interesse a frenare il cammino del nuovo corso. Non solo lui. Da tempo ormai anche l’ambizioso europarlamentare Dino Giarrusso esprime posizioni critiche. Forte del fatto di considerarsi uno dei volti in ascesa del M5S, l’ex iena televisiva accoglie polemicamente la consultazione che ha ribadito la leadership di Conte. «Mi auguro che sia l’ultima volta – dice Giarrusso – che il popolo del Movimento 5 Stelle venga chiamato ad esprimersi per avallare o meno scelte prese altrove».