Grandi manovre di riavvicinamenti e acquisizioni-fusioni nell’industria europea, per far fronte alla mondializzazione e far nascere dei «campioni» in grado di competere con i colossi Usa e cinesi. Due i settori al centro dell’attenzione in questi giorni, entrambi coinvolgono industrie francesi: il ferroviario, con il matrimonio Siemens-Alstom e il settore navale, con l’arrivo di Fincantieri negli storici cantieri Stx di Saint-Nazaire, che sarà anche militare, ha affermato ieri sera il presidente Macron. Ieri, al vertice franco-italiano di Lione sono stati confermati gli ultimi dettagli di questa intesa, dopo le tensioni dell’estate e lo stop di Parigi, con la nazionalizzazione temporanea a luglio dei Chantiers de l’Atlantique.

 

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E’ stata trovata una soluzione per permettere a Fincantieri di controllare Stx al 51%, ma lasciando ufficialmente il capitale diviso al 50% tra francesi e italiani: per arrivare al 51%, Fincantieri riceverà «in prestito» l’1% fatidico dallo stato francese, che resta nel capitale accanto a Naval Group (gruppo pubblico militare). Così Fincantieri ottiene i comandi, ma avrà la briglia corta perché l’«affitto» è per 12 anni e sono previsti controlli regolari sul rispetto degli impegni. In caso contrario, lo stato francese potrà recuperare il suo 1% e inoltre, in caso di tensioni senza soluzione, Fincantieri sarà comunque obbligata a rivendere alla Francia. E’ la contropartita per aver ottenuto per poche decine di milioni di euro il controllo del colosso Stx, i cantieri che hanno costruito transatlantici storici come il France o il Normandie e che hanno ordinazioni almeno per i prossimi 9 anni. Stx era in precedenza nelle mani di una società sud-coreana, che l’ha messa in vendita e solo il rivale italiano Fincantieri ha fatto un’offerta.

L’accordo franco-italiano comprende anche un progetto nel settore navale militare, con una collaborazione tra Fincantieri e Naval Group (ex Dcns), che hanno già realizzato assieme nel recente passato delle fregate (Horizon e Fremm), ma poi si sono fatti una feroce concorrenza (gli italiani hanno conquistato un importante contratto in Qatar a scapito dei francesi, per esempio). La determinazione francese a mantenere una carta in mano per bloccare decisioni in Stx dipende da due fattori: uno strategico, perché i Chantiers de l’Atlantique sono gli unici ad avere la capacità di costruire grandi scafi per la marina militare, e l’altro sociale, visto che impiegano direttamente più di 2500 persone e altrettante lavorano nell’indotto. Il timore è che, in caso di crisi (il mercato navale civile è molto ciclico e ora siamo al culmine di una fase ascendente), Fincantieri trasferisca il lavoro in Italia. Inoltre, i francesi hanno voluto garanzie per evitare trasferimenti di tecnologie alla Cina, con cui Fincantieri lavora.

Alla vigilia della conferma dell’accordo Francia-Italia, è arrivata l’intesa Francia-Germania, che tocca anch’essa un prodotto molto simbolico: il Tgv, prodotto faro di Alstom passa sotto controllo della tedesca Siemens, dopo anni di concorrenza (con l’Ice). Il progetto è dare vita a un «campione» europeo del trasporto ferroviario, per reggere la concorrenza della cinese Crrc, diventata di recente il primo produttore di treni al mondo, che nelle gare internazionali mangia il mercato degli europei (l’altro grande produttore mondiale del settore è il canadese Bombardier, con cui sia i francesi che i tedeschi hanno tentato intese). Siemens dominerà il nuovo gruppo, mentre la sede resta a Parigi. Lo stato francese esce del tutto da Siemens-Alstom e rinuncia ad esercitare l’opzione sulla partecipazione del gruppo Bouygues (20%). Per concludere l’accordo, c’è stata un’intesa sull’occupazione: per 4 anni non ci saranno cambiamenti nei siti di produzione e nel numero dei dipendenti.

L’accordo riguarda solo i siti e l’occupazione in Francia e in Germania, cioè gli 8500 lavoratori di Alstom e i 500 di Siemens in Francia, i dodicimila di Siemens e i tremila di Alstom in Germania. Ma non riguarda gli altri paesi di questo «campione» che si vuole europeo: in particolare, Alstom è presente in Italia (Savigliano in provincia di Cuneo, Sesto, Bologna e Nola), mentre ci sono fabbriche di una o dell’altra anche in Spagna, Austria, Polonia, Romania, Slovacchia e Gran Bretagna. L’accordo è giudicato «scandaloso» dal segretario della Cgt, Philippe Martinez, che teme per l’occupazione dopo i 4 anni di transizione.

A destra (ma anche alla France Insoumise) è stata denunciata «la svendita del patrimonio industriale francese». Macron ha spiegato alla Sorbona, martedì, il concetto di «sovranità europea», vista come l’unica possibilità per l’Ue di non farsi travolgere da statunitensi e cinesi (del resto, nel 2016, secondo uno studio Pwc, i francesi hanno acquisito 90 imprese in Germania, Opel è diventata di Psa, Wmf di Seb, contro 25 acquisizioni tedesche in Francia).