«Il papa è un tipo meraviglioso», così Donald Trump ha aperto la town hall dei repubblicani dal South Carolina, dove tra poco si terranno le primarie. Una town hall è un approfondimento per conoscere meglio i candidati, che vengono sottoposti a domande dal pubblico e da un giornalista, senza la presenza degli avversari; la mezz’ora di Trump si è aperta con la polemica scoppiata poche ore prima quando papa Bergoglio, interrogato sul candidato repubblicano, aveva detto che chi vuole costruire un muro non può definirsi cristiano.
Trump aveva preso malissimo questa piccola “scomunica” e aveva affrontato direttamente il pontefice tramite un comunicato stampa, definendolo burattino dei messicani che l’avrebbero colpevolmente manipolato per contrastare l’ascesa del candidato repubblicano in testa nei sondaggi, aggiungendo che quando l’Isis prevedibilmente attaccherà il Vaticano a quel punto il papa stesso pregherà per avere un presidente come Trump a cui chiedere aiuto.

In serata qualcosa deve essere cambiato, in quanto i toni di Trump si sono mostrati ben più concilianti, e dopo la definizione di «tipo meraviglioso» (wonderful guy) si è detto pronto ad incontrarlo «quando vuole», ribadendo che a suo avviso non si tratta di una battaglia tra loro due: «Penso che il papa Francesco abbia detto qualcosa di molto più soft di quanto è stato riportato inizialmente dai media», ha sottolineato Trump. Insomma, tutta colpa dei giornalisti.

Ma mentre Trump buttava acqua sul fuoco, il suo entourage rivitalizzava la polemica. Dan Scavino, responsabile della campagna di Trump sui social media, ha ironizzato su Twitter: «Sorprendenti i commenti del Papa, considerando che la Città del Vaticano è al 100% circondata da mura imponenti». E ha allegato al commento una foto di Città del Vaticano.
Poco dopo è stato anche più` diretto Joe Scarborough, ex membro del congresso e grande supporter di Trump, il quale ha postato l’immagine di un enorme muro accompagnata da queste parole: «Papa Francesco, abbatti quel muro», sempre riferendosi alle mura vaticane.
Intanto su Cnn i toni di Trump continuavano ad ammorbidirsi: «Non voglio litigare con il papa» ha continuato il magnate e candidato repubblicano che, invece, aveva per primo aperto la contesa a distanza proprio qualche giorno fa, il 12 febbraio, quando. durante un’intervista a Fox Business, aveva criticato il viaggio di Bergoglio in Messico: «Credo che il papa sia una persona molto politicizzata – aveva dichiarato Trump quel giorno – non penso che papa Francesco capisca il pericolo che corriamo noi in America con un confine aperto con il Messico».
Ma questo continuo dire e ritrattare è ormai un dato distintivo di Trump, durante la stessa town hall, ad esempio, si è detto un fiero oppositore da sempre della guerra in Iraq. Pochi minuti dopo BuzzFeed ha ripescato e rilanciato un’intervista fatta da Howard Stern a Trump nel 2002, intervista rimbalzata su qualsiasi social media, da Twitter a Snapchat, dove Trump si diceva invece completamente a favore di un intervento in Iraq.
Interrogato a proposito di quella dichiarazione durante la town hall, la sua linea di difesa è stata il tempo: «Da quando mi sono espresso a favore della guerra in Iraq a quando questa è scoppiata effettivamente, avevo cambiato idea. Quando la guerra è cominciata non ero più d’accordo».

Sempre riguardo l’intervento armato in Iraq, qualche mese fa Trump aveva dichiarato che George W. Bush sapeva perfettamente che non esisteva nessuna arma di distruzione di massa in quel paese, che l’Iraq non aveva niente a che vedere con gli attacchi del 9/11 e che il presidente aveva mentito a tutta la nazione trascinandola in una guerra assurda e dolorosa.
«Lei ha fatto queste affermazioni – gli ha ricordato un elettore durante la town hall , quindi sta sostenendo che Bush, il presidente, ha mentito ai suoi cittadini?».

Esprimersi contro la guerra, in uno stato per sua natura belligerante come il South Carolina, era stata una mossa davvero azzardata. La domanda è stata ripetuta dal giornalista della Cnn che conduceva la town hall e messo alle strette Trump ha direttamente dichiarato: «Posso dire che da quelle parti qualcosa stava succedendo, ma io non so perché siamo entrati in guerra con l’Iraq, comunque non sono nella testa di George W. Bush».