«No means no!», no significa no. Con 601 voti e un solo astenuto il Bundestag ha varato ieri la nuova legge sulla violenza alle donne. In contemporanea a Colonia il tribunale ha emesso le prime due condanne per il sex mob di Capodanno.

È di un anno di carcere (con la condizionale) la pena inflitta a un iracheno ventunenne e a un algerino di 26 anni. Il primo è stato riconosciuto colpevole di aver circondato, baciato e leccato sul volto una donna. L’altro per complicità e per aver molestato sessualmente la stessa vittima. Finora il tribunale a Colonia aveva perseguito solo reati come furto e ricettazione, nell’ambito del dossier del 1 gennaio scorso (1.100 denunce penali, tra cui circa 500 per reati sessuali). Ma ora in Germania le donne sono più tutelate. A cominciare dallo stupro, la cui definizione giuridica cambia in modo netto: alle vittime non serve la resistenza fisica o attiva, basta un esplicito diniego nei confronti dell’approccio a far scattare l’accusa di violenza sessuale.

Manuela Schwesig (Spd), ministro della Famiglia, commenta visibilmente soddisfatta: «Prima c’erano casi di donne violentate senza che vi fosse la possibilità di punire i colpevoli. Il cambiamento della legge contribuirà ad aumentare il numero di chi sceglie di denunciare e ridurrà quello dei procedimenti penali destinati a essere accantonati. In buona sostanza ora le aggressioni sessuali sono adeguatamente punite».

Sulla stessa onda, il ministro federale della Giustizia Heiko Maas, anche lui dell’Spd: «La nuova normativa interviene nei confronti delle “scappatoie palesi” contenute nella legge precedente, ma soprattutto amplia la giurisprudenza sullo stupro: si tratta di attività sessuale contro la volontà visibile della vittima», specifica. E aggiunge: «Adesso è tutto più chiaro. Anche di fronte allo stato inerme di chi è considerato “preda”, i colpevoli vengono severamente puniti. Come ho detto in aula, se gli stupratori non possono essere perseguiti, si tratta di una seconda amara umiliazione per le vittime».

Eva Högl, respondabile Giustizia Spd, evidenzia la svolta epocale: «Finalmente, è cruciale che sia stato inserito il principio di No means no! all’interno del nostro codice penale. Ogni singolo atto sessuale senza il necessario consenso ora diventa un reato perseguibile e punibile».I dati statistici restano tuttavia preoccupanti: 8 mila segnalazioni di aggressioni sessuali all’anno in Germania con appena l’8% che si traduce in un processo con condanna. Con la nuova legge si gira letteralmente pagina e non ci sono più margini di equivoco. Lo sottolinea con forza Christina Clemm (avvocato specializzato in diritto penale) nel sito di Deutsche Welle, la compagnia tedesca di informazione internazionale che fa parte del consorzio della tv di Stato. «Ci sono stati casi di vittime molestate sessualmente in treno: uomini con le mani nelle camicette, pronti a strofinarsi sul seno o sul sedere. Una donna aveva ospitato un amico perché aveva perso l’ultima corsa per tornare a casa e poi se lo è trovato ad armeggiare intorno a lei e, alle sue rimostranze, le ha infilato un dito nella vagina».

Ora opporre resistenza non è più necessario: fino a ieri il reato di stupro era acclarato solo se la vittima protestava fisicamente. Una vittoria per attivisti, legali e associazioni per i diritti delle donne che si sono battuti per inasprire la normativa e soprattutto far passare il principio che basta dire «no».

La maggioranza dei tedeschi aveva già manifestato pieno accordo sull’idea di «autodeterminazione sessuale». Kristina Lunz, tra le promotrici della campagna No means No! sottolinea: «È la fine del medioevo. Tanto più che la Repubblica federale aveva già sottoscritto la convenzione di Istanbul secondo cui tutto il sesso non consensuale rappresenta un crimine. Appunto, il principio che un diniego è più che sufficiente. La Germania finora non aveva mai ratificato quella convenzione. Ma ora finalmente c’è la legge».